lafontaine

 di Giovanna Capelli

Alla Camera del Lavoro di Milano, in una sala gremita si è svolto il dibattito fra Paolo Ferrero, Maurizio Landini e Oscar Lafontaine. Senza retorica e infingimenti, i protagonisti del confronto sono entrati nel merito delle diverse strategie che percorrono la sinistra italiana, mettendo a nudo, da un lato, la convergenza delle analisi sulla crisi e dall'altro la diversità delle proposte e dei percorsi.

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Rainbow

di Linda Santilli

L'ultima bacchettata dall'Europa ci è arrivata giusto l'altro giorno per ricordarci che l'Italia è il fanalino di coda del Vecchio Continente anche in tema di discriminazioni sessuali e omofobia. Il grido di allarme, con parole assai nette, lo lancia Ralf-Renè Weingaertner, direttore della sezione Diritti umani e antidiscriminazioni del Consiglio d'Europa, per il quale si impone nel nostro paese più che altrove un cambiamento di rotta...

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rating-europea-operativa-gia-dal-2012Fr. Pi.

Nessuna variazione nella linea di rigore imposta dall'Europa «carolingia» RATING E CRISI Ora tutti, nella Ue, snobbano le agenzie. E la Germania si irrigidisce Finisce il sacro rispetto per le «tre sorelle»: sono proprietà di fondi e banche Usa

L'arbitro non è imparziale. Tutta l'Europa che conta ha improvvisamente cambiato tono nei confronti delle agenzia di rating, invitando tutti a snobbarne i giudizi. Nemmeno «i mercati» ne hanno tenuto conto, facendo salire le borse nel giorno in cui anche l'agenzia Firch preannunciava un taglio del rating al debito pubblico italiano entro gennaio; e Standard&Poor's estendeva il declassamento anche alle Poste o alla Cassa Depositi e Prestiti. Come conseguenza, la timida richiesta italiana di avere una politica di bilancio meno unilaterale e rovinosa è stata respinta bruscamente al mittente: «potete far da soli», ci dicono da Berlino.

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diritto_cittadinanza_stranieri

di Stefano Galieni

Obbiettivo raggiunto, anzi, largamente superato quello che si era prefisso la Campagna "L'Italia sono anch'io". Si tratta, come noto di due proposte di legge di iniziativa popolare che, se venissero prese in considerazione, porterebbero un po' d'aria alla democrazia intera in Italia.

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Galapagos

120121fmiÈ arrivata una nuova «lenzuolata» di liberalizzazioni. Ma queste contribuiranno a rilanciare lo sviluppo economico? E soprattutto, ci renderanno più liberi? No: queste deregolamentazioni porteranno qualche euro di risparmio alle famiglie, ma peggioreranno la vita di centinaia di migliaia (forse milioni) di persone distruggendo i rapporti sociali e rafforzando la precarizzazione dei lavoratori. In Italia le corporazioni sono una (brutta) realtà che trova la propria forza in parlamento dove a non essere rappresentati sono solo i lavoratori dipendenti, mentre a cominciare dagli avvocati e dai giornalisti le altre corporazioni resistono a ogni tentativo di riduzione del potere. Monti - è un suo merito - ci sta provando, ma non è detto che ci riesca: Berlusconi ieri ha minacciato emendamenti a raffica in parlamento.

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mali esercitodi Carlo Lania
La missione che l'Italia sta per intraprendere in Africa non sarà breve né facile. A chiarire i termini dell'aiuto che il nostro Paese si è impegnato a fornire alla guerra francese contro le formazioni jihadiste sono stati i ministri Giulio Terzi e Giampaolo Di Paola intervenuti ieri davanti alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato. La crisi in Mali «avrà tempi lunghi» ha avvertito il titolare della Farnesina, mentre Di Paola è stato ancora più chiaro nello spiegare le difficoltà che l'operazione comporta: «La minaccia travalica i confini del Mali e rischia di coinvolgere una regione molto più estesa, compresa un'area che per noi riveste un interesse strategico», ha detto il ministro della Difesa. «La stessa missione addestrativa delle forze maliane decisa dall'Unione europea ha senso se l'offensiva dei ribelli viene interrotta, in caso di crollo ci sarebbe poco da addestrare».

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ingroiarivoluzionedi Gianmarco Pisa
Se c'era ancora qualche dubbio intorno alla caratterizzazione politica e alla consistenza programmatica della lista “Rivoluzione Civile” che esprime come candidato premier e capolista in tutte le circoscrizioni l'ex procuratore di Palermo, passato alle cronache per le inchieste sulle stragi e le connivenze di potere Stato Mafia, la conferenza stampa di stamani, 19 Gennaio, in cui sono state illustrate le liste e presentati i candidati di punta, li ha in buona sostanza fugati tutti. Accompagnano Antonio Ingroia nel suo ragionamento tutti i candidati di prima linea, una pattuglia consistente di esponenti della società civile e dell'impegno civico, protagonisti, nel corso degli ultimi anni, di innumerevoli battaglie sui diversi fronti della cittadinanza attiva, democratica, critica, ma soprattutto una pattuglia in grado di rappresentare con forza e convinzione le ragioni della propria candidatura e di dettare con ispirazione e visione temi maturi all'interno del programma della lista, che sarà presentato, in una nuova conferenza stampa, nei prossimi giorni.

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26lavoro

Piergiovanni Alleva
In primo luogo. Con l'approvazione del disegno Fornero di riforma del mercato del lavoro, è giunto per tutti - partiti, sindacati, operatori giuridici, sociali e culturali e per lo stesso Governo - il momento della verità. Infatti, con il sostanziale svuotamento dell'art.18 dello Statuto,si chiude una parabola che ha abbracciato quattro decenni all'insegna della garanzia della dignità del lavoro.
Con l'art.18 prevedente, in caso di licenziamento arbitrario, la reintegra nel posto di lavoro, il lavoratore poteva esercitare con tranquillità - durante il rapporto - tutti i suoi diritti, legali e contrattuali, perchè la legge imponeva al datore di giustificare lui, a pena di annullamento, l'eventuale licenziamento che volesse intimargli,indipendentemente dalla possibilità del lavoratore di dare la difficilissima prova di una volontà di rappresaglia contro l'esercizio di quei diritti.

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Paolo Ferrero

Il vertice europeo si è concluso con la piena vittoria della Cancelliera Merkel. Nella nottata di venerdì è stato deciso un vero e proprio Colpo di Stato Monetario e così l'ordine di Berlino regna in Europa! Non ci sono termini abbastanza forti per descrivere l'impasto di ideologismo neoliberista, di egoismo pantedesco e di vera e propria stupidaggine che informano quanto deciso in sede europea. Come dopo la crisi del 1929, la follia torna a prevalere nelle classi dominanti del vecchio continente e la stagione nata dopo la guerra antifascista viene rovesciata nel suo contrario. Con questo accordo, viene demolita l'Europa del welfare, l'Europa dei diritti sociali e civili, l'Europa che ha conosciuto nel protagonismo dei lavoratori e dei sindacati il proprio tratto distintivo.

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