di Paolo Ferrero

Il Presidente Napolitano sostiene che la Spending Review deve essere equilibrata e socialmente sostenibile.
I casi sono due:
1) Napolitano ci sta prendendo in giro e continua a parlare di equilibrio, equità, crescita mentre sa benissimo di aver nominato Monti per fare tutto il contrario: aggravare la crisi, distruggere i diritti dei lavoratori, demolire il welfare.
2) Napolitano si è accorto che Monti ci ha preso la mano e non è più daccordo con cosa fa il governo. In questo caso allora la via maestra è un bel messaggio alle Camere in cui il Presidente della Repubblica - se ritiene - dice cosa pensa.
Sia come sia, la cosa grave è questo svilimento del Presidente della Repubblica ad attore politico che Napolitano persegue giorno dopo giorno con determinazione degna di miglior causa.

di Paolo Berdini

Il processo di vendita dei beni immobiliari pubblici era iniziato nella metà degli anni ‘90, ma i numerosi provvedimenti bipartisan hanno prodotto risultati modesti. Oggi la vendita annunciata dal governo Monti si farà perché la crisi economica favorisce l’efficacia dei provvedimenti.

I beni da vendere appartengono a quattro categorie. I beni culturali, e cioè i gioielli che rappresentano la storia e il prestigio del nostro paese, luoghi spesso a disposizione di tutta la popolazione.

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di Fabio Marcelli

Penso non vada affatto sottovalutata la portata dell’irruzione, avvenuta lo scorso giovedì, nella piazza dove stancamente si esibivano i soliti leader sindacali, di centinaia di operai dell’Ilva e cittadini di Taranto organizzati nel Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, che hanno costretto i “bonzi” a interrompere precipitosamente il comizio rifugiandosi da qualche parte sotto la custodia delle forze dell’ordine, in uno slancio di apprensione e paura forse eccessive.

Questa irruzione, pacifica ma determinata potrebbe avere  il merito di far saltare il tavolo dove una serie di loschi personaggi si accingevano a giocare, in nome di ruoli di rappresentanza del tutto fittizi, una partita che avrebbe con ogni probabilità visto perdenti sia i lavoratori dell’Ilva che la città di Taranto.

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di red.

“Il carico fiscale sulle persone fisiche e sulle imprese in Italia è senz’altro eccessivo, ma in questo momento l’attenzione per il riequilibrio della finanza pubblica non può essere allentata”: parola del premier Mario Monti, che ha diramato una nota ufficiale per smentire che il governo ha allo studio una riduzione dell’Irpef.

Il riferimento è a quanto pubblicato ieri da la Repubblica, che – come si legge nella nota stampa del governo – in prima pagina titolava ’Monti studia il taglio dell’Irpef’.

“Non ho voluto smentire il giorno stesso, per non amareggiare il Ferragosto degli Italiani –  ha detto il presidente del Consiglio – Per serietà, devo però precisare che il governo non ha attualmente allo studio un provvedimento di questo genere.

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di Angela Mauro

Il processo interno all'Idv è durato due giorni. Ma non ci sono condannati né assolti. A partire dal leader, Antonio Di Pietro, cui l'ufficio politico dell'Italia dei Valori, riunito da ieri con la sola notte di pausa alla sede del partito a due passi da Montecitorio, ha confermato "piena fiducia". All'unanimità. Se ne riparlerà a dicembre, ma non al congresso straordinario richiesto da tempo dal 'dissidente' Massimo Donadi. A dir la verità, Di Pietro si è presentato all'ufficio politico con la proposta di sciogliere il partito. Tattica, irricevibile. E quindi si è deciso che prima di Natale ci sarà un'assemblea generale che proporrà il congresso.

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di Paolo Ferrero

Cari compagni e compagne, vi scrivo nel giorno in cui Ingroia ha sciolto le riserve sulla sua candidatura e si è ufficialmente candidato a presidente del consiglio per una lista che si chiama rivoluzione civile. Si tratta di un risultato positivo in se perché vuol dire che alle prossime elezioni vi sarà una lista a sinistra della coalizione de democratici e progressisti, su posizioni chiaramente antiliberiste e antimontiane. La possibilità di portare in parlamento una delegazione di coloro che in questi anni – partiti, associazioni e comitati - si sono battuti contro le politiche liberiste - e negli ultimi mesi con le politiche di Monti – è oggi alla portata di mano e si tratta di un risultato di grande portata. Noi pensiamo che questo sia il punto fondamentale e che a partire da questo risultato – tutt’altro che scontato – occorra dare una valutazione positiva del risultato raggiunto.

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di red.

Il prossimo febbraio, probabilmente il 24, andremo a votare. In queste ore si stanno formando le liste e gli schieramenti. Ma, al di là del problema finanziario e del rapporto con il resto dell’Europa, ancora non si intravede tra le varie liste e i vari schieramenti che si vanno formando un’idea davvero forte per il programma economico e sociale. Partecipare alle elezioni, ma per fare cosa? Ogni idea dovrebbe partire da un’analisi dei fatti. Fondata sulle grandi tendenze economiche e sociali. Ma anche su quello che “sentono” i cittadini. Sulla percezione pubblica dell’economia e del vivere sociale. Questi vari elementi sembrano, una volta tanto, suggerirci la medesima, univoca interpretazione.

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di Flavio Liotti

Cari amici, da molti anni andiamo dicendo che non c'è e non ci sarà pace senza una politica di pace. Abbiamo sempre cercato di essere positivi e propositivi, aperti al confronto con tutti, anche con quelli che avevano le idee e i comportamenti opposti. Ma, tranne preziose eccezioni, abbiamo trovato scarsa considerazione e scarso ascolto. Col passare degli anni, insieme all'indifferenza è invece cresciuta una manifesta ostilità e si sono moltiplicati i tentativi di chiudere le organizzazioni, le istituzioni e le esperienze del pacifismo politico considerate troppo autonome e fastidiose.
Cosa dobbiamo fare? Continuare come abbiamo sempre fatto o tentare un metodo nuovo?

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di Roberto Musacchio

Come accadde nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, anche questa campagna elettorale ha tutte le caratteristiche per essere una sorta di vera e propria Costituente di quella che possiamo definire la Terza Repubblica o la Prima dell’era dell’Europa post compromesso sociale. Allora fu Berlusconi a cambiare le carte in tavola e a costruire apparentemente in poco tempo, ma in realtà con materiali accumulati nel tempo, quella forza che ha caratterizzato il cosiddetto bipolarismo italiano. Ora è Monti che prova a sparigliare ma, probabilmente, non riuscirà nella stessa impresa che vide il Cavaliere divenire il più votato nel giro di una sola competizione alle urne.

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