twittermontidi Domenico Naso
“Wow!”, esclamò il compassato professore in loden facendo sfoggio di giovanilismo su Twitter, per bullarsi con gli amici del club del bridge dei suoi follower.
Non prima, però, di aver fatto sfoggio di smile, che fa tanto cool.
L’intervista su Twitter di Mario Monti doveva essere un colpo mediatico importante, un balzo in avanti comunicativo da Ko. E invece i guru del presidente del Consiglio hanno fatto il passo più lungo della gamba, facendosi sgamare troppo facilmente.
Quasi certamente, infatti, dietro lo schermo, a rispondere agli utenti, non c’era Mario Monti ma qualche smanettone social addicted assoldato all’uopo.

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di Claudio Borghi Aquilini

1) Con che coraggio si attribuisce i meriti del calo dello spread italiano quando, sopra 500, per due volte è dovuto intervenire Mario Draghi? [1) fra DIC 2011 e GEN 2012 col finanziamento di € 1.000 mld per 3 anni all'1% alle banche dell'eurozona; 2) col famoso impegno del 26 LUG 2012 a fare "whatever it takes" per difendere l'euro]

2) Dove li trova i 50 MILIARDI di euro all'anno per rispettare gli accordi del fiscal compact?

3) Perché non ha mai detto agli Italiani che i 20 miliardi di euro dell'IMU sono andati ai fondi salvastati e ai creditori Germania e Francia?

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di Daniela Preziosi

Mercoledì 9 gennaio le firme saranno consegnate alla Cassazione perché proceda al vaglio. Ma le speranze che i referendum contro il nuovo articolo 18 «manomesso» dalla riforma Fornero e contro l'art.icolo 8 della legge Sacconi effettivamente si svolgano nel 2014, com'era nelle intenzioni dei promotori (Idv, Prc, Pdci, Sel, Alba e molti esponenti dei sindacati) sono sempre più deboli. Certo, spiegano al comitato promotore, il «fatto politico» del successo della raccolta c'è. Oltre ai leader dei partiti promotori, hanno firmato in moltissimi, compreso il candidato premier arancione Antonio Ingroia. La battaglia continuerà comunque nella prossima

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di Benny Calasanzio Borsellino

E dunque, considerando un sondaggio per quello che è, ovvero un sondaggio, la lista Rivoluzione Civile e il suo portabandiera, Antonio Ingroia, sono passati da uno 0,5 per cento nelle intenzioni di voto, rilevato da Swg a metà dicembre, al tondo 5 per cento di Piepoli diffuso in questi giorni. E con tutti i guanti felpati del caso, qualche riflessione si può già fare. Quattro sono gli aspetti fondamentali che mi fanno pensare che questo 5 per cento sia solo il primo gradino di una scalata che può portare Rivoluzione Civile laddove nessuno può immaginare.

 1) Boom a tempo record. Non ho ricordi di altre formazioni politiche che a pochi giorni dalla nascita abbiano sfondato

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di Fabio Marcelli

Il nuovo anno non comincia purtroppo sotto auspici positivi. Tutto il pianeta, e l’Europa in particolare, per l’incredibile cecità dei suoi governanti, è soggetto al dominio della finanza. Quest’ultima si conferma contraria alla democrazia e ai diritti umani. Siamo entrati oramai a pieno in una nuova fase del capitalismo contrassegnata appunto dalla prevalenza dei suoi aspetti finanziari che, se non rovesciato al più presto, ci ridurrà, e di fatto già ci sta riducendo, a vittime passive di poteri altrui che si accingono a negarci anche la soddisfazione dei diritti più elementari. Un caso davvero inquietante è quello dell’acqua.

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