di Luciano Muhlbauer
Sono passati dieci anni da quel luglio genovese e nel frattempo molte cose sono cambiate. A chi c'era può sembrare ieri, ma in un mondo dove tutto corre e la memoria è sempre più labile un decennio è un tempo maledettamente lungo. E così, la trappola della commemorazione, del come eravamo è sempre in agguato. Cascarci sarebbe però un disastro, perché equivarrebbe alla collocazione di quella stagione di movimenti nel museo delle cere. E, possiamo starne certi, in quel caso i detrattori le darebbero un posto d'onore in cambio dell'espulsione dal tempo presente.
Ebbene sì, perché Genova continua ad essere una spina nel fianco per troppi , sia per quelli implicati nella repressione di ieri che per quelli tuttora convinti che il cambiamento consista nella semplice sostituzione degli inquilini del Palazzo. Quindi evitiamo di regalare ai responsabili operativi e politici delle violenze l'archiviazione storica. Non è una questione che riguarda le sole vittime della violenza poliziesca del 2001, a partire dalla famiglia Giuliani e da chi subì le infamie di Bolzaneto e della Diaz. No, è una questione generale che riguarda l'insieme del Paese, perché il lezzo nauseabondo dell'impunità corrode il rapporto tra istituzione e cittadino e la stessa legalità costituzionale.