Ci abbiamo pensato e lavorato a lungo, e oggi ci presentiamo con un vestito nuovo.
Il lavoro non è concluso ma ci pare un buon inizio, nelle prossime giornate miglioreremo le pagine dei dipartimenti in accordo con loro, svilupperemo la parte documentale e video, proveremo a fare rete con le strutture territoriali, insomma lo implementeremo mano a mano.
Ringrazio le compagne e i compagni del dipartimento comunicazione che vi si sono dedicate/i.
Lasciateci i vostri commenti, suggerimenti e critiche.
Grazie per l’attenzione.

Rosa Rinaldi
Segr. Resp. comunicazione

 

 

di Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Gianni Ferrara

Allarma la falla che si è aperta nella società italiana e che incrina alcuni dei principi economico-sociali della nostra democrazia. A provocarla è l’intesa intervenuta tra Confindustria, da una parte e CGIL, CISL e UIL dall’altra. Le maggiori organizzazioni sindacali italiane intenderebbero riavviare così un processo unitario sulla contrattazione, auspicato ed auspicabile. Ma la partenza è preoccupante, la direzione sbagliata. L’intesa sancisce una compressione intollerabile dei diritti dei lavoratori e uno snaturamento della natura stessa del sindacato. Il diritto dei lavoratori di decidere con il proprio voto sugli esiti della contrattazione risulta precluso. Dalla fase iniziale del procedimento di formazione delle piattaforme fino alla loro conclusione, qualsiasi intervento delle lavoratrici e dei lavoratori è precluso. Scompare il diritto di pronunziarsi sui contenuti delle piattaforme e a indicare i margini del mandato. Nessuna direttiva può essere espressa, nessuna influenza esercitata, nessun orientamento suggerito sull’andamento della trattativa nelle fasi successive. La definizione dell´accordo e la sua sottoscrizione escludono qualsiasi pronuncia dei destinatari delle clausole contenute, siano o non iscritti ai sindacati. Il contratto collettivo nazionale viene in tal modo a configurarsi come atto normativo avente ad oggetto prestazioni e controprestazioni, il cui contenuto, la cui determinazione concreta (entità del salario, orari, tempi, modalità delle prestazioni e della vita in fabbrica) saranno decise, per le lavoratrici e i lavoratori, dai sindacati senza nessun intervento previsto dei lavoratori. Come se il diritto al salario – quello sancito, per esempio, dall’articolo 36 della Costituzione – pur spettando alla singola lavoratrice, al singolo lavoratore, potesse essere disponibile, quanto a determinazione, senza che possa esprimersi il titolare legittimo.

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giIPRP00070220110703di Maurizio Pagliassotti

Nicoletta Dosio è una storica militante Notav, segretaria del circolo Prc di Bussoleno. Lunedì scorso durante la violentissima operazione di polizia che ha sgomberato il presidio della Maddalena lei difendeva la barricata Stalingrado, travolta poi da una gigantesca ruspa armata di cesoie pneumatiche.Nicoletta, il movimento ha subito una dura batosta lunedì scorso….
In questo momento non esiste la minima rassegnazione. La lotta sta procedendo esattamente come ci aspettavamo e ancora un volta ad essere in difficoltà sono coloro che vogliono realizzare quest'opera. Il giorno successivo alla guerra che ci è stata imposta ventimila persone sono scese in piazza a Susa con una fiaccola in mano, una reazione popolare, massiccia e rabbiosa. Domani (oggi per chi legge, ndr) non uno ma ben tre cortei assedieranno il cantiere.

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110620ferrerodi Paolo Ferrero

Oggi siamo in Val di Susa alla grande manifestazione contro la Tav e l'occupazione militare della Maddalena. Le ragioni della nostra opposizione alla Tav sono note: in Val di Susa esiste una linea ferroviaria internazionale che è utilizzata al 30%. Perché bisogna sprecare 20 miliardi di euro per fare una nuova linea ferroviaria che non servirebbe a nulla e che trasformerebbe la Valle Susa in un cantiere per i prossimi 15 anni? Perché non ci sono i soldi per la sanità e l'istruzione invece trovano 20 miliardi per fare un'opera inutile e dannosa? Per questo siamo stati, siamo e saremo contro la Tav in Val di Susa.
Ieri e oggi a Roma, al teatro Vittoria di Testaccio, nella riunione dei Comitati per l'acqua pubblica, si discute di come valorizzare il risultato dei referendum, evitando che venga scippato da un parlamento orientato in larga parte a proseguire sulla nefasta strada della privatizzazione dell'acqua.

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russospenadi Giovanni Russo Spena

Vi è una grande confusione sotto il cielo della politica; ma la situazione non mi appare affatto eccellente. Stiamo vivendo, infatti, un paradosso che da giorni il nostro giornale illustra. I risultati delle elezioni amministrative, dei referendum, il conflitto sociale e territoriale diffuso alludono ad un cambiamento di fase, alla partecipazione popolare come fuoriuscita dal disincanto del popolo di sinistra, ad una volontà di ricostruzione di una società organizzata democraticamente e autogestita. Vi è una consapevole e, a volte, inconsapevole rimessa in discussione del dogma neoliberista; vi è, cioè, un mutamento profondo dello spirito pubblico. Eppure dal parlamento arrivano, da parte del centrosinistra, solo risposte centriste. Mentre il regime naufraga in quello che Pasquale Voza ha chiamato, sul nostro giornale, “sovversivismo delinquenziale”, le sinistre allontanano da sè stesse il compito di ricostruire l’alternativa, rinchiudendosi in nicchie centriste.
Già emergono, infatti, i guasti delle derive politiciste, che utilizzano i movimenti come orpelli e poi pretendono di tenerli lontani dai processi decisionali e dalle scelte strategiche (proprio per evitare che la politica si riduca, rispetto ai movimenti, al “tornate a casa, lasciateci lavorare”, abbiamo proposto la “costituente dei beni comuni”, per scongiurare risse personalistiche, corti circuiti populisti, riflusso della partecipazione).

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