berlusconi dellutridi Alberto Burgio
Se ne va? Non se ne va? Berlusconi è talmente inaffidabile che non sarebbe ragionevole azzardare pronostici. Ma forse non è nemmeno così importante saperlo.
Ancora un paio di anni addietro, non avremmo immaginato che il suo personale destino politico potesse apparire irrilevante. Berlusconi aveva il monopolio della rappresentanza di un composito blocco sociale e della direzione del centrodestra. Oggi è tutt'al più un comprimario, sempre meno influente, sempre meno ascoltato all'interno del suo stesso partito. L'insieme degli interessi che aveva saputo tutelare ha trovato un garante ben più autorevole. Se Berlusconi ha deciso di ritirarsi, non è soltanto perché i sondaggi dicono che la sua immagine è in declino. Medita un passo indietro anche perché la sua «rivoluzione» ha trovato il legittimo erede.

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121026maranoIntervista a Giovanna Marano di Patrizia Abbate
«Ho toccato con mano la distanza del palazzo dalla vita reale di chi si impoveriva ogni giorno di più». Il Pd? «Ha ritenuto prioritario allearsi con l'Udc, grave responsabilità»
Lavoro, giovani. Sono le due parole che ripete più spesso in questo tour de force che la sta portando in giro per la Sicilia da circa un mese, in una ostinata e difficile rincorsa come candidata "di rimpiazzo" della sinistra. E non potrebbe essere altrimenti visto che Giovanna Marano fino a un mese fa era una sindacalista della Fiom, di cui è stata a lungo segretaria regionale. In prima linea nelle vertenze più aspre degli ultimi anni, a cominciare da quella dolorosissima di Termini Imerese, sulla quale si infiamma molto: «Bersani ha avuto coraggio a venire qui a parlare di lavoro, lui che quando hanno chiuso lo stabilimento Fiat non ha detto una parola e riteneva credibili i piani di Marchionne. E poi mi pare che sia anche uno dei complici della riforma Fornero, o no?».

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120705monti berlusconidi Vladimiro Giacchè
«Il contributo di solidarietà del 3% sui redditi sopra i 150 mila euro a favore degli esodati è iniquo»: così ha dichiarato ieri il vice presidente di Confindustria Aurelio Regina. Il contributo per finanziare l'ampliamento delle garanzie per gli esodati, a suo avviso, colpirebbe inoltre «una fascia di popolazione che è l'unica che spende, minacciando ulteriormente i consumi».
La prima reazione, nell’apprendere dell’attacco di Confindustria all'emendamento a favore degli esodati approvato dalla commissione Lavoro della Camera, è stata di soddisfazione. In Italia c’è ancora qualche istituzione che funziona: la difesa dei propri associati da parte di Confindustria è stata pronta e decisa. La cosa è ammirevole. E dovrebbe anche suscitare anche un po’di invidia, soprattutto nel mondo dei lavoratori dipendenti: basti pensare che il provvedimento di “riforma ” delle pensioni - proprio quel provvedimento che, elevando bruscamente l’età minima di pensionamento ha creato, tra l’altro, il dramma degli esodati senza stipendio né pensione – è diventato legge nel silenzio del mondo sindacale, e che non una sola ora di sciopero è stata indetta dai principali sindacati per contrastarlo.

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landini 3Intervista a Maurizio Landini di Loris Campetti
«Non si esce dalla crisi aumentando l'orario e riducendo ancora l'occupazione. Cisl e Uil negano la democrazia»
Chiunque vincerà le elezioni dovrà continuare la strada imboccata da Monti. Questo è il diktat che giunge dal Quirinale e da palazzo Chigi. Maurizio Landini è di tutt'altro avviso: «Io penso l'opposto, perché le politiche di Monti non ci hanno portato fuori dalla crisi economica e hanno aggravato la crisi sociale. Se non si mettono in discussione le cause che hanno prodotto la crisi, non c'è via d'uscita, solo macelleria sociale. Bisogna invece difendere il lavoro e costruirne di nuovo, dentro un diverso modello di sviluppo rispettoso dell'ambiente e dei diritti. Per questo serve una politica industriale mirata, investimenti pubblici e privati, ricerca e innovazione. I soldi vanno cercati dove sono, colpendo i redditi più alti e la rendita e non tagliando sulla scuola, la cultura e la sanità. Servono politiche finalizzate a cancellare diseguaglianze, discriminazioni ed esclusione dal lavoro di intere generazioni di giovani». Col segretario generale della Fiom parliamo di lavoro, contratti e politica.

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120426 cremaschiIntervista a Giorgio Cremaschi di Ylenia Sina
«C'è un gap tra movimenti europei di lotta contro le politiche della troika e dinamiche italiane; è ora di colmarlo»
«In Italia manca una vera opposizione politica al governo Monti. La manifestazione di sabato riempie un vuoto». Giorgio Cremaschi, coordinatore della Rete28Aprile nella Cgil, racconta le ragioni del No Monti Day.
Perché una giornata contro il governo Monti?
In questi mesi abbiamo lavorato alla giornata di sabato coperti dalla censura più totale. In Italia si è instaurato intorno al governo Monti un regime dell'informazione senza precedenti. Il 99% dei media è allineato alle politiche del premier. Con questa manifestazione stiamo coprendo il gigantesco vuoto politico dell'Italia rispetto al resto d'Europa. In tutti i paesi colpiti dall'austerity sta crescendo un movimento che la rifiuta. In Italia tutto questo manca sia sul piano politico che su quello sindacale. Non si può manifestare sulle singole questioni senza respingere l'intera politica di governo.

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