di Gianni Rossi

Il traballante vascello Europa si è gettato incautamente  tra i gorghi della “tempesta perfetta” finanziaria, economica e politica, senza più un timoniere che lo possa far uscire dai flutti, seppure con l’albero maestro spezzato e le vele squarciate.
L’estate porta con sé l’irrazionalità dei mercati, la voracità degli speculatori e l’assenza decisionale della politica; sirene tragiche che potrebbero trasformare in incubo il sogno dell’Unione Europea, come ce l’avevano tramandato i “padri fondatori” nel secondo dopoguerra: un’unica comunità al riparo da ulteriori guerre fratricide e da sconquassi economici e sociali.

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di Elena Marisol Brandolini

Convocate da Comisiones Obreras (CC OO) e Unión General de Trabajadores (UGT), associazioni di cittadini e altri sindacati, tutti riuniti nella Cumbre Social, centinaia di migliaia di persone sono sfilate per le strade di Madrid sabato 15 di settembre, provenienti da tutta la Spagna, contro il governo conservatore di Mariano Rajoy, per chiedere la celebrazione di un referendum popolare sulle politiche economiche dell’Esecutivo spagnolo, che ledono diritti sociali e di cittadinanza.

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di Luis Sepulveda

Uno dei celebri aforismi di Georg Christof Lichtenberg dice: “Le bugie più pericolose sono le verità leggermente deformate”. Mariano Rajoy, presidente del governo spagnolo, conta tra le sue scarse virtù quella di essere il più grande deformatore della verità. Rajoy è l’archetipo del politico di destra che viene dalla Spagna profonda. La sua unica attività professionale nota, prima che si dedicasse a tempo pieno alla politica sotto la stretta tutela di Manuel Fraga, ex ministro di Franco, è quella di funzionario del Registro della Proprietà in un buio ufficio di Santa Pola, un paesino sul Mediterraneo.

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di Monica Bedana

A volte la vita corre più veloce del passo di una manifestazione e sabato scorso non ero a Madrid se non col cuore. Per le strade della capitale spagnola oltre un milione di persone a chiedere di potersi esprimere in un referendum contro i tagli imposti dalla liberale austerità e sul paventato salvataggio del Paese da parte dell’Unione Europea. Non una manifestazione qualunque ma un vero summit sociale che ha riunito, compatti, i sindacati, il settore dell’educazione, dei servizi sociali in generale e, in particolare, coloro che in famiglia o nel pubblico hanno a carico persone dipendenti: i beneficiari di una delle leggi socialmente più sentite dell’epoca Zapatero, completamente cancellata dai tagli.

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di Tommaso di Francesco

Raccontano le rassicuranti cronache che Piero Giarda, ministro per i rapporti con il Parlamento, non riesca a dormire la notte nel tentativo di preparare il suo rapporto «Elementi per una revisione della spesa pubblica». Sostenuto nello sforzo dal viceministro dell'Economia Grilli e dal ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi, si è avventurato nella missione spending review, vale a dire i tagli alla spesa pubblica dello stato e alla fine questo sforzo diventerà un provvedimento legge. Sempre per il «bene collettivo», si è insediata ieri una task force, una specie di soviet supremo dei tagli. E il tutto, con l'obiettivo dichiarato di disinnescare l'aumento dell'Iva al 23% e di trovare almeno un miliardo da destinare alla famosa «crescita» dell'economia.

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di Andrea Pira

La spesa militare italiana è tutt’altro che trasparente, spezzettata com’è nei bilanci di diversi dipartimenti. Lo scrive lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) nel suo rapporto annuale e lo rimarcano i ricercatori dell’organizzazione Sbilanciamoci in “Economia a mano armata”, il libro bianco sulle spese militari presentato a Roma alla Fondazione Basso.

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di Paolo Ferrero

"L'aumento dello spread dei titoli di stato italiani è causato direttamente dalle folli politiche del governo Monti. Monti è la malattia, non la cura! In questi mesi, invece di combattere la speculazione, Monti ha indebolito in modi distruttivi l'economia italiana portandola in gravissima recessione e l'approvazione del Fiscal Compact - che toglie ogni margine di manovra allo stato italiano - è all'origine di questa ulteriore ondata speculativa.

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di Joseph Halevi

In Gran Bretagna la Banca d'Inghilterra assicura il rifinanziamento del debito; crescente, visto che il deficit nel bilancio pubblico è al 7% del Pil, fissando il tasso di interesse e chiudendo il circuito tra la Banca Centrale ed il Tesoro. I titoli britannici non sono quindi volatili e sottoposti a speculazione: gli investitori istituzionali li acquistano, oggi anche con parecchi soldi in fuga dalla Spagna, accettando rendimenti negativi dato che i tassi inglesi sono inferiori all'inflazione.
Tutto bene per il Regno Unito? No perchè la sua economia reale continua a deteriorarsi, come segnala la nota dell'Ocse emessa nelle stesse ore in cui la Bce ha approvato la proposta di Draghi, che le permetterà di comperare illimitatamente buoni dei paesi dell'eurozona.

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di Romina Velchi
Sorge spontanea la domanda: Monti, ma che stai a dì (e soprattutto a fa')? Ieri, 24 luglio, quella cosa chiamata spread ha toccato la cifra record di 533 punti. Non proprio record, in realtà, perché si tratta del livello già raggiunto nel novembre 2011, per la precisione il 17, determinante per la spallata definitiva al governo Berlusconi e l'arrivo trionfale del professor Monti.
Ben poco è rimasto di quel trionfo "preventivo": non è servito il "Cresci Italia"; non la riforma lacrime e sangue delle pensioni; non la riforma del lavoro che fa a pezzi l'unica garanzia antidiscriminatoria dei lavoratori, l'articolo 18; non la spending review. E così, otto mesi dopo, ci ritroviamo esattamente al punto di partenza. Anzi, peggio di prima, perché nel frattempo la disoccupazione è aumentata, il rapporto debito/pil è balzato al 123% (secondo solo a quello della Grecia), l'economia è in caduta libera. E non si vede proprio come le cose potrebbero cominciare a girare in un modo diverso.

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