di Michela Aprea

"La decisione di non fare figli è un progetto familiare proprio come la decisione di farne dieci" scrive Claudio Rossi Marcelli nella sua rubrica "Dear daddy" sull'ultimo numero di Internazionale.
Il giornalista ha risposto così alla richiesta d'aiuto di una donna subissata dalle continue accuse di egoismo edonista indirizzate a lei dalla sua migliore amica.
 Quella della donna, una posizione legittima condivisa col compagno, riporta alla mente un'antica diatriba - che vide l'interruzione dell'amicizia fra i due, poi ripristinata – tra un colosso della letteratura italiana, Italo Calvino, e Claudio Magris. Nella sua risposta a Magris, Calvino descrisse l'intero universo degli elementi razionali che, a suo avviso, avrebbero dovuto intervenire nella scelta di mettere o meno al mondo un figlio.

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di sbilanciamoci.info

Indignados e Occupy Wall street rappresentano l’emergere di una “politica sotterranea” che pone in forme nuove il problema della democrazia a livello nazionale e globale. L’Europa è lontana dall’orizzonte di queste proteste, ma è un terreno chiave per rinnovare la politica e democrazia
Mary Kaldor è professore di Global governance alla London School of Economics ed è tra i curatori dell’annuario “Global Civil Society Yearbook” (Palgrave). L’edizione 2012, appena pubblicata, è dedicata a “Dieci anni di riflessioni critiche” sull’azione della società civile a scala globale.
Mary Kaldor è stata negli anni ’80 tra i leader del movimento per la pace in Europa e ha sviluppato il principio di “sicurezza umana” come paradigma alternativo agli interventi militari nei nuovi conflitti (“Human security: reflections on globalization and intervention”, Polity, 2007).

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di Paolo Ferrero

A Vendola e Di Pietro dico: uniamoci per fermare il governo Monti. Organizziamo rapidamente una manifestazione unitaria per bloccare la manomissione dell'articolo 18 e il Fiscal Compact. Così come dico: uniamo subito la sinistra per costruire con i movimenti la piattaforma dell'alternativa. Tsipras in Grecia come Mélenchon in Francia hanno indicato la strada: uscire dalle politiche neoliberiste che hanno portato alla crisi. Occorre costruire un polo di sinistra che sappia parlare il linguaggio dell'alternativa: se non ora quando?

di Monica Pasquino

Beni comuni, giustizia sociale, lavoro, diritti civili e un nuovo modello di sviluppo erano le punte di diamante dell'alternativa di governo che le vittorie amministrative e referendarie del 2011 preannunciavano mentre mettevano in moto coalizioni larghe - politica, società civile, partiti, movimenti - che mescolavano le culture riformiste e quelle radicali, rompendo autismi, diffidenze e solitudini.
Oggi, quel cantiere plurale del rinnovamento, il protagonismo delle generazioni più giovani e la forza dirompente che proveniva dalla netta sensazione di essere davanti ad una discontinuità culturale, economica e sociale sono in standby, apparentemente immobilizzati dai vincoli europei e dal ricatto dei mercati affidati ad accordi elettorali verticistici, manovre illusioniste ed equllibrismi vari.

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di Luca Telese

Cinque ore di colloquio, un pugno di mosche, e una beffa. Un premier che vede un amministratore delegato per ricevere consegne, piuttosto che per darle. Sabato, Sergio Marchionne è arrivato a Roma e ha dettato le sue condizioni al governo, come un imprenditore che impartisce disposizioni ai suoi dipendenti. In Francia François Hollande e il suo governo hanno bocciato il piano di dismissione del gruppo Citroën-Peugeot con una sentenza lapidaria: «È irricevibile».

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di Franco Astengo

Le drammatiche vicende legate al progressivo processo di ulteriore de-industrializzazione in atto nel nostro Paese chiamano ad una riflessione attorno alla possibilità di avanzamento di una proposta di politica economica, unitariamente sorretta nel mondo sindacale e in quello politico, tale da rappresentare una alternativa, aggregare soggetti, fornire respiro ad una iniziativa “di periodo”.
Il concetto di fondo che è necessario portare avanti e rilanciare è quello della programmazione economica, combattendo a fondo l'idea che si tratti di uno strumento superato, buono soltanto – al massimo – a coordinare sfere private fondamentalmente irriducibili.

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pferrero1

 di Paolo Ferrero

Con il voto a favore di oggi, il Senato ha deciso a larga maggioranza la prosecuzione delle missioni di guerra.
Si tratta di una scelta sciagurata e contro la costituzione.
Come al solito la lega Nord ha abbaiato ma poi si è allineata.
Noi chiediamo l’immediata cessazione delle ostilita e il ritiro delle truppe con il conseguente avvio di una conferenza di pace."

di Loris Campetti

E se invece di partire dagli schieramenti si partisse dai contenuti? La differenza è fondamentale e può avviare un cammino in controtendenza rispetto a quello che ha contribuito ad allargare il divario tra la politica e i cittadini e ad approfondire la crisi della rappresentanza. È questa la ragione delle molte reazioni positive alla decisione di Antonio Di Pietro di trasformare i referendum sul lavoro dell'Idv in una battaglia unitaria di tutte le forze che si oppongono al neoliberismo.
La scommessa è ambiziosa: riempire di contenuti politici veri la campagna elettorale che si sta aprendo su un terreno arretrato e autoreferenziale, basato sulle alleanze quasi a prescindere dai programmi, che inesorabilmente finiscono per perdere di significato nel momento in cui non prefigurano un'autonomia dagli ordini della finanza.

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di Daniele Nalbone

In almeno diecimila hanno dato vita a una parata, nel giorno della parata ‘ufficiale’ delle forze armate, per urlare tutta la loro rabbia contro una Repubblica che, nel suo giorno di festa, “non ferma il carrozzone in segno di lutto per il terremoto che ha colpito l’Emilia”.

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