di Tommaso Di Francesco

L'arroganza e l'impunità dello stato israeliano sembrano davvero ben rappresentate dalla sentenza di ieri su Rachel Corrie della Corte di giustizia di Haifa che ha dichiarato: «Si mise da sola e volontariamente in pericolo. Fu un incidente da lei stessa provocato».
Così lo stato e il governo israeliani archiviando il caso internazionale dietro il paravento della giustizia sommaria per uno stato in guerra che occupa un altro territorio e sottomette un altro popolo, si autoassolvono, dopo nove anni e mezzo dall'uccisione della pacifista americana dell'Internationl Solidarity Movement - come Vittorio Arrigoni. Tentando di cancellare insieme alla giustizia, il nome di Rachel Corrie e ancora una volta la stessa resistenza palestinese.

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di Daniela Preziosi

Che Casini non sia «nel campo» del centrosinistra, mancherebbe, non ci voleva Bersani per rivelarlo. Né Buttiglione per certificarlo. E che Vendola sia l'alleato prediletto del Pd, per carità sempre meglio farselo dire che no. Ma non basterà a far passare il malumore di cui soffre da qualche tempo la base vendoliana. E anche un pezzo del gruppo dirigente che oggi si ritroverà a Roma nell'assemblea nazionale, una specie di comitatone centrale da oltre 200 persone. Non è ancora un vero dissenso. Ma certo, l'estate è trascorsa a colpi di litigi a mezzo post sul tema dell'alleanza con i moderati, pure smentita da Vendola e dai suoi strettissimi. Leggere nuovaonda.blogspot.it per credere: «Non possiamo ignorare che le dichiarazioni di Vendola, in cui esclude questa ipotesi appaiono poco coerenti con alcuni passaggi del patto di alleanza con il Pd da lui sottoscritto, nel quale il riferimento ad un successivo accordo di governo con il polo centrista è assolutamente esplicito, vincolando ad esso i contraenti del patto».

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di Segreteria nazionale FIOM

La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil esprime un giudizio negativo sul disegno di legge del Governo in materia di mercato del lavoro poiché il provvedimento non riduce la precarietà, non rende universali per tutte le forme di lavoro e per tutte le imprese gli ammortizzatori sociali e il sostegno al reddito. Inoltre, il ddl svuota di valore l'articolo 18, in quanto il risarcimento economico diventa la regola di fronte ai licenziamenti senza giustificato motivo, rendendo il reintegro un miraggio, e non un diritto certo in capo al lavoratore, come confermato anche oggi dal premier Monti.”

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di Gian Paolo Calchi Novati

La Francia combatte la sua guerra: l’attacco, preventivo sugli alleati se non sul nemico, servirà a segnare le gerarchie. Hollande avrà tempo per far posto alle truppe dei vari paesi africani e degli alleati europei o della Nato. Gli africani servono per fingere di adempiere alla risoluzione Onu che i «legalisti» – per quello che può valere e a prezzo di qualche forzatura – richiamano per tacitare le (poche) opposizioni. I «realisti», dal canto loro, pensano solo ai risultati e non alle forme.
Le motivazioni della guerra, nel duplice significato di cause e obiettivi, sono già state sviscerate: il jihadismo, le materie prime, lo spazio, il prestigio, l’impiego di armi vecchie da consumare e di armi nuove da provare.

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Care compagne e cari compagni,
ci rivolgiamo al Coordinamento Provinciale, lo spazio che ci siamo dati per condividere la costruzione di SEL a Roma;
ci rivolgiamo alla Presidenza Nazionale, poiché crediamo che il gruppo dirigente nazionale per troppo tempo non abbia assunto la responsabilità di costruire SEL come corpo vivo, aperto, democratico e partecipato;
ci rivogliamo anche alle e agli iscritti e i simpatizzanti di SEL, perché crediamo che la responsabilità della costruzione di questa esperienza sia di tutte/i, senza esclusioni.
Lo scorso 26 giugno abbiamo partecipato a un’assemblea di compagne e compagni di SEL provenienti da storie e percorsi molto diversi, ma accomunati dall’affetto per la nostra impresa comune e dalla preoccupazione di fronte al rischio di vederla rattrappirsi.

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di violapost.it

Pubblichiamo la lettera aperta di Giuseppe Ciraolo, di Messina, dirigente dei Giovani Democratici, sulle elezioni regionali siciliane. Diversamente da quanto indicato dal suo partito, alleato in Sicilia con l’Udc, lui ha scelto di votare Claudio Fava. Ecco il testo:
La candidatura di Claudio Fava  è la scelta più naturale che tutto  il centro sinistra dovrebbe abbracciare – al di la di cavilli burocratici, statuti, e chi più ne ha più ne metta. Sostenere Fava vuol dire  sostenere un’ idea di politica, di società, di cultura che la sinistra non può ignorare in nome di un’alleanza suicida con le peggio del cuffarismo locale.

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di ilfattoquotidiano.it

“A che serve votare se la politica per i prossimi cinque anni deve restare quella del governo Monti, che ha prodotto solo povertà, disoccupazione e recessione? Non parliamo poi di che fine fanno anche le ultime parvenze di democrazia di fronte al tentativo oggettivamente eversivo di prefigurare una presidenza del Consiglio Monti anche per la prossima legislatura. Il tutto senza chiedere ai cittadini elettori se sono d’accordo o no, ma solo in base a un patto inconfessabile e a uno scambio di favori tra poteri forti”. Lo scrive sul suo blog il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in un post in cui annuncia che “domani il comitato referendario ripresenterà in Cassazione i quesiti che noi dell’Italia dei Valori avevamo già presentato, da soli, in agosto”.

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di Loris Campetti

Si lavora per vivere, e per lavorare si è disposti a tutto, anche a morire. A rinchiudersi in un pozzo minerario nero come il carbone e profondo quasi 400 metri con altrettanti chili di esplosivo, minacciando di farsi saltare in aria. E se non basta ci si può persino tagliare le vene ai polsi, come ha fatto ieri un minatore sardo. Siccome le lotte operaie non fanno più notizia si è costretti a spettacolarizzarle, a costo dell'autolesionismo. Persino l'occupazione di un'isola da parte dei cassintegrati aveva smesso di far notizia dopo un anno.

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Manifesto Krugman – Layard

Più di quattro anni dopo l’inizio della crisi finanziaria, le principali economie avanzate del mondo restano profondamente depresse, una scena che ricorda fin troppo quella del 1930. E la ragione è semplice: ci affidiamo alle stesse idee che hanno governato le azioni di politica economica nel 1930. Queste idee, da tempo smentite, comprendono errori profondi sia sulle cause della crisi che sulla sua natura che sulla risposta appropriata.

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