romaDi Stefano Galieni

L'hanno trovata morta assiderata in una grotta, in zona Trullo – Valle dei Casali, periferia di Roma. Aveva trovato lì rifugio contro il freddo, ma in quella zona sono da anni tante le persone che dormono prive di qualsiasi fonte di calore o di servizio igienico. Le agenzie stampa la incasellano immediatamente fra le vittime di serie B, "clochard, donna, rumena". Da inizio febbraio è la quarta persona a morire di freddo in zona di Roma, 3 erano donne, un freddo che si chiama miseria, abbandono, assenza di politiche sociali.

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Mutui_Subprimedi Vladimiro Giacchè

Se oggi si facesse un sondaggio sulle cause della crisi, ben pochi citerebbero obbligazioni strutturate, prodotti derivati, inefficacia del risk-management e simili. Questo perché molte delle cause presunte che hanno riempito i giornali all'inizio della crisi sono poi scomparse dal proscenio, per essere riassunte in una categoria interpretativa più generale: la "finanza ", o – detto in altri termini – la "finanziarizzazione dell'economia". E la spiegazione prevalente della crisi è diventata questa: "Si tratta di una crisi finanziaria che ha contagiato l'economia reale".

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120610invitofiomdi Francesco Piccioni
La concretezza delle tute blu non sopporta giri di parole fumose. E la politica italiana, anche a sinistra, è abituata da troppo tempo al tatticismo, agli «schieramenti elettorali» che prescindono dal «che fare?» una volta in Parlamento; senza più attenzione agli interessi materiali e politici dei «rappresentati». Specie per quanto riguarda i lavoratori.
La Fiom ha rovesciato l'ottica. «Non aspetteremo che i politici, in piena campagna elettorale, vengano a prometterci il possibile e l'impossibile». Li «chiamiamo noi» per dire con chiarezza cosa vogliamo e «chiedere risposte». Perché «non consentiremo che i lavoratori vadano a votare senza sapere come si potrà recuperare la profonda ingiustizia che anche in queste ore si sta legiferando».

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lavorodi Angela Lamboglia
Un paio settimane fa, il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, durante un’audizione al Parlamento europeo, ha parlato della necessità di un “salario sociale minimo legale”. Un’espressione piuttosto ambigua nel mettere insieme il riferimento al minimo salariale, che riguarda solo gli occupati, con quel rimando al sociale che sembrava fare segno a forme di sostegno di più ampio respiro. Pur dentro questa confusione, Juncker ha offerto l’occasione per discutere di quali misure sono necessarie anche in Italia, nel momento in cui la crisi accentua gli effetti di trasformazioni dell’organizzazione del lavoro che sono in atto da anni in tutta Europa e che probabilmente non ci lasceremo alla spalle una volta che la tanto attesa ripresa prima o poi si paleserà. Trasformazioni che impongono di guardare alla disoccupazione come a un fenomeno strutturale e rendono insufficienti – rilevava pochi giorni fa il professor Stefano Rodotà presentando a Roma l’ultimo libro del Basic Income Network Italia sul reddito minimo garantito – gli strumenti tradizionali del welfare, modellati sui lavoratori e pensati per porre rimedio a situazioni transitorie.

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votomatitadi Giacomo Russo Spena
“Non so se e chi voto. Deciderò all’ultimo”, è il tormentone prelettorale che accompagna, in questa fase, soprattutto i cosiddetti elettori di sinistra, disillusi in generale, che non sposano nessuno progetto in toto.
Ecco allora cercare di capire i reali progetti di ogni partito, studiare i differenti programmi, scrutare i candidati premier e mettere a setaccio la composizione delle liste. Almeno dovrebbe essere così. In Italia, invece, subentrano fattori esterni e il “voto utile” per arginare la rimonta di Berlusconi a cui si appella il centrosinistra (in primis il segretario Pd Bersani), mai come questa volta sembra una presa in giro. Uno scherzo di veltroniana memoria che nel 2008, in quell’occasione, portò in Parlamento i Calearo e le Binetti.

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120426lavoratoredi Giulio Marcon
Le polemiche sui cacciabombardieri F35 sono destinate a non avere fine, come giustamente deve essere per una scelta insensata ed economicamente folle, che non solo i pacifisti, ma la gente di buon senso non riesce a comprendere. Ora, la notizia è che il costo già altissimo (12 miliardi di euro) è lievitato del 60%, comportando una spesa maggiore di 3 miliardi e 200 milioni di euro, una cifra molto superiore di quanto la Legge di Stabilità taglia alla sanità, all'istruzione e agli enti locali. La spending review vale per gli ospedali e per le scuole, ma non per i cacciabombardieri.
Niente di nuovo per Sbilanciamoci e la campagna Taglia le ali alle armi, che il possibile aumento del costo degli F35 l'avevano denunciato da molto tempo.

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di Donatella Della Porta

Per i movimenti, la politica in rete corre più veloce, ma può inciampare in meccanismi di decisione che non sono partecipati: tutti i pericoli del sondaggio telematico come metodo per decidere. C'è qualche ricerca e molto dibattito sui vantaggi e gli svantaggi delle nuove tecnologie per i movimenti sociali. Certamente per attori poveri di risorse materiali, Internet ha rappresentato un consistentissimo vantaggio in termini di comunicazione, sia interna che esterna.
Le mailing lists facilitano gli scambi di idee e la logistica della mobilitazione. Lo stesso fanno i siti web, che permettono anche una azione di (contro)informazione efficace, sviluppando una logica di rete.

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di Alfonso Gianni
Il primo ce lo abbiamo sotto gli occhi. La situazione economica nell’Eurozona è pessima e le previsioni future pure. Si oscilla dalle valutazioni più ottimiste dell’Iwf, l’importante centro di ricerca dell’università di Kiel in Germania – che prevedono una discesa del Pil nell’Europa a 17 dello 0,4% nel 2012 (per l’Italia -1,7%) e una modesta crescita dello 0,9% nell’anno successivo (+0.4% per l’Italia) – a quelle ancora più pessimistiche di Oxford Economics che vede il nostro paese in calo quest’anno del 2,3% e di un ulteriore 0,2% nel 2013.

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2506marx

dall'Unità.it
Se la perpetua giovinezza di un autore sta nella sua capacità di riuscire a stimolare sempre nuove idee, si può allora affermare che Karl Marx possiede, senz’altro, questa virtù.
Nonostante, dopo la caduta del Muro di Berlino, conservatori e progressisti, liberali ed ex-comunisti, ne avessero decretato, quasi all’unanimità, la definitiva scomparsa, con una velocità per molti versi sorprendente, le sue teorie sono ritornate di grande attualità.

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