121029montinetanyahudi Gian Marco Pisa
Proprio alla vigilia del No-Monti Day, Mario Monti si è recato in Israele per un incontro ufficiale con Benjamin Netanyahu, premier israeliano, nel quadro del terzo “summit inter-governativo” Italia-Israele, nato sotto la stella della reciprocità dei rapporti – cosiddetti – business oriented e finito tuttavia con delle conclusioni di carattere tutto politico che rafforzano la cooperazione tra i due Paesi, rilanciano il rapporto tra il governo italiano e quello israeliano e cementano ancora di più la sponda offerta dal nostro governo e dalla nostra diplomazia alle politiche di occupazione e di vero e proprio apartheid che governo e forze di sicurezza israeliane attuano nei confronti del popolo palestinese.

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Giovanni Russo Spena

120209grsIl provvedimento approvato ieri in parlamento preoccupa per la sua modestia e scarsa lungimiranza. Il governo Monti,con un po’ di elegante ipocrisia si muove quasi nel solco del governo Berlusconi. Ovviamente, avendo noi a cuore la condizione dei detenuti,accettiamo anche la modestia dei 3300 detenuti che lasceranno il carcere. Non ci piace, però, il fatto che venga ancora finanziato il fallimentare e costoso “progetto braccialetti”.Non ci piace il fatto che le misure debbano comunque passare al vaglio dei magistrati di sorveglianza. Ci preoccupa l’uso,che sarà largo e sistematico in alcuni casi,delle cellette delle caserme per la detenzione,perché non dimentichiamo quante torture ed illegittimità(anche uccisioni)siano in quei luoghi avvenuti,lontano da ogni controllo giuridico, istituzionale. Il governo non ha avuto il coraggio di sfidare il giustizialismo carcerario affrontando il tema con la civiltà democratica dello Stato di Diritto. Nelle carceri italiane si muore(180 suicidi nel2011;ogni giorno atti di autolesionismo;2metri quadri per22 ore al giorno;22000 detenuti in più rispetto ad una capienza già considerata ball’eccesso. Si tratta di un sistema anticostituzionale e fuorilegge.

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Di Alfio Nicotra

La ricetta che il Ministro ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha illustrato questa mattina alle commissioni difesa congiunte di camera e senato i può sintetizzare in "meno stipendi ma più armi". Dopo anni di crescita del bilancio della difesa il governo è stato costretto a rimettere mano al solo settore passato fino ad oggi indenne dai tagli alla spesa pubblica...

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121129governodi Giacomo Russo Spena
Il governo Monti è classista. Inutile girarci intorno e dispiace ritirare fuori categorie novecentesche e teorie marxiane, ma è un dato di fatto. L'ultima sortita di SuperMario ha dell'incredibile: "La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro, potrebbe non essere garantita", per poi aprire a "forme di finanziamento integrativo". Un modo gentile per comunicarci che dopo la campagna di austerity e di massacro sociale, sarà il turno delle privatizzazioni selvagge.
Non si trovano i soldi per garantire un diritto costituzionale (quello alla salute) ai cittadini, non ci sono i fondi per salvare gli esodati, non si discute per l'introduzione di un meccanismo di tutela sociale come il reddito. Norma presente quasi in tutta Europa.

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elsa-fornero

di Marco Sferini

Le dichiarazioni del ministro Fornero sul tavolo di confronto tra esecutivo e sindacati in materia di lavoro suonano piuttosto come un secco ultimatum, come una conditio sine qua non senza la quale ogni intesa risulterebbe impossibile.

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120303coalizionedi Francesco Piccioni
La «legge di stabilità», nella versione proposta al Parlamento, con una mano riduce le tasse, con l'altra aumenta il prelievo fiscale su tutto. Dall'Iva alle agevolazioni, dalle pensioni di guerra alla deducibilità degli interessi sui mutui.
Partiamo dalle certezze. Se in una manovra finanziaria governativa - ora si chiama «legge di stabilità», ma non c'è molta differenza - i saldi sono positivi per lo Stato, vuol dire che sono usciti più soldi dalle tasche dei cittadini. Quindi, le trombe della propaganda hanno suonato una canzone stonata quando si sono sperticate in elogi per il mini-taglio alle aliquote Irpef come segno di una «fase 2», in cui «finalmente» si cominciava a (ri)mettere in tasca qualche soldo ai contribuenti.
Tutto falso.

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sulla-riforma-del-lavoro

di Vladimiro Giacchè

La riforma del lavoro continua a cambiare e ora, par di capire, in Parlamento potrebbero allentarsi ulteriormente i vincoli all'abuso di lavoratori precari. Ma la posizione del governo italiano sull'art. 18 muove da due presupposti falsi.

Il primo è che il mercato del lavoro italiano sia eccessivamente rigido, o addirittura tra i più rigidi dell'Occidente. È vero il contrario: secondo il più recente indice Ocse sui regimi di protezione dell'impiego, l'Italia è al 10° posto per flessibilità (su 46 Paesi considerati) ed è al livello di Danimarca e Irlanda. Le "riforme" del mercato del lavoro attuate dal pacchetto Treu alla legge 30 hanno esteso gli impieghi precari e non a tempo indeterminato.

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Alfio Mastropaolo

120209elettoraleLa stabilità governativa non è effetto solo di equilibri elettorali e parlamentari, ma di equilibri sociali più ampi
Di cosa si accusava la cosiddetta Prima Repubblica? D'inefficienza e corruzione. Il sistema dei partiti era troppo frammentato, ciò ingenerava troppa competizione, che destabilizzava l'esecutivo e paralizzava l'azione di governo, suscitando pure fenomeni gravissimi di corruzione politica. Di qui il transito alla seconda repubblica, via riforma elettorale. Essa avrebbe sanato tutti questi vizi, rimesso sotto controllo pubblici bilanci e debito pubblico, rilanciato il sistema produttivo, moralizzata la vita pubblica e chi più ne ha più ne metta.
A fare i conti, dopo vent'anni, quale di questi risultati è stato conseguito? I pubblici bilanci sono al collasso, il debito è cresciuto a ritmi ignoti in precedenza, il Mezzogiorno è allo stremo, le amministrazioni pubbliche boccheggiano, il livello della moralità pubblica mai è stato così infimo. I soli risultati all'attivo sono la continuità - non la stabilità - dei governi e l'ingresso nell'euro.

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di Paolo Beni

Non c’è dubbio che la vicenda greca offra indicazioni preziose alla sinistra italiana: sulla possibilità di costruire un’alternativa al paradigma liberista, ma anche sui rischi della frammentazione e sulla necessità di aggregare i diversi sociali attorno ad un progetto di cambiamento.

La crisi greca ci squaderna sotto gli occhi uno spaventoso arretramento dei diritti sociali, civili e politici conquistati in decenni di storia europea. La pretesa di liberare il mercato da ogni vincolo sociale sta cancellando l’universalismo dei diritti che le Costituzioni democratiche del dopoguerra…. avevano sancito come principio irrinunciabile.

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