di Matteo Pucciarelli
Tocca ammetterlo, e dispiace soprattutto se almeno idealmente ci si sente vicini alle proposte e alla cultura di Nichi Vendola: ma l’unico vero sconfitto di queste primarie-concorso è proprio lui. La sua strategia – come tanti del suo mondo gli avevano già fatto notare – si è dimostrata un fallimento. E il misero 15 per cento era in realtà una storia già scritta.
Praticamente da tre anni a questa parte il leader di Sel ha fatto fuoco e fiamme giorno per giorno: voleva le primarie, le voleva a tutti i costi. Perché le primarie erano il rumore del mare che un bambino ascolta dentro la conchiglia, e roba del genere, raccontava lui.
di Giuliano Garavini
di Vladimiro Giacchè
di Tonino Bucci
di Matteo Pucciarelli
di Tonino Bucci, Claudio Grassi
Fate girare meno bozze, aveva chiesto rispettosamente Pierluigi Bersani al presidente Mario Monti. Perché le bozze dei progetti di riforma, da che mondo è mondo, fanno entrare in fibrillazione le vittime predestinate. E siccome c'è bisogno di coesione, come ripete senza tregua Napolitano, meglio non eccitare gli animi. Il «professore» ha preso le parole del segretario del Pd come oro colato, infatti le bozze si moltiplicano. Viene da pensare, o da sperare, che le ipotesi informali di riforma del mercato del lavoro siano buttate in pasto ai giornali - o meglio a Repubblica - dalla ministra Fornero per vedere di nascosto l'effetto che fa. Aboliamo l'art. 18, anzi no, allarghiamo l'area delle realtà esentate con un'operazione di somme e sottrazioni tra aziende per rendere lo Statuto dei lavoratori esigibile solo in contesti lavorativi con più di 50 dipendenti. L'idea non piace ai sindacati? Allora eccone pronta un'altra veramente geniale: facciamo come dicono Boeri e Garibaldi, un bel contratto di ingresso dove i giovani assunti restano nel limbo per tre anni, senza art. 18 ma con un contratto che a fine espiazione della pena diventerà un contratto unico. C'è anche il nome, Cui, contratto unico d'ingresso.
di Pasquale Videtta



