«Basta con le menzogne: Mrc e Rifondazione hanno sempre sostenuto il giornale con i propri sacrifici ed i propri fondi!»

I pesanti tagli al fondo per l'editoria operati dal governo Berlusconi, confermati ed appesantiti dalle scelte di Monti che, ancora ieri, ha dichiarato inamissibili gli emendamenti al "milleproroghe", tesi a ripristinare il fondo per l'editoria, hanno obbligato l'Mrc, editrice di Liberazione, a sospendere cautelativamente l'edizione cartacea dal 1 gennaio. Contestualmente si è avviata una trattativa sindacale tesa a salvaguardare la continuità della pubblicazione di Liberazione nella versione on-line per garantire l'informazione libera che abbiamo sempre assicurato, oltre ai possibili livelli occupazionali. Al fine di rilanciare il nostro giornale abbiamo promosso anche una campagna di sottoscrizione.

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dinoDi Dino Greco

In questi giorni, non pochi compagni e compagne, determinati a non rassegnarsi alla chiusura del giornale e ostinatamente impegnati nella sottoscrizione, mi rivolgono la stessa ragionevolissima domanda. Che è questa: «Quanto serve, nelle condizioni date, per riportare il giornale in edicola?». Si tratta, come è facile capire, di una domanda fondata, per non andare in guerra contro i mulini a vento e per commisurare lo sforzo all'obiettivo. 
Ebbene, nelle condizioni date, servono due milioni all'anno, pari all'entità del taglio con cui Berlusconi e Monti hanno prosciugato il Fondo per l'editoria.

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referendum-non-si-toccadi Andrea palladino

Nella lenzuolata diliberalizzazioni del governo Monti ci sono due articoli che ai comitati per l'acqua pubblica proprio non piacciono: i numeri 19 e 20. Norme che, secondo i protagonisti del referendum di giugno, potrebbero mettere in discussione i risultati della consultazione popolare.

Andiamo con ordine: l'articolo 19 rende più incisivo il "pacchetto anti-crisi" varato dal governo Berlusconi il 13 agosto che riproponeva alcuni codici della Legge Fitto-Ronchi abrogati dal referendum. In sostanza la norma obbligherà le amministrazioni comunali a cedere buona parte dei loro asset nelle società di gestione dei servizi pubblici locali.

Ma a far saltare sulla sedia i cittadini convinti che l'acquasia una risorsa da mantenere in mani pubbliche è l'articolo 20: una norma che se approvata inciderà direttamente sul Tuel, il Testo unico degli enti locali. Come? Eliminando la possibilità di creare enti di diritto pubblico, tipo i consorzi, per la gestione di quei servizi "di rilevanza economica generale". Una formula che nasconde, dietro il tecnicismo, la possibilità della gestione pubblica degli acquedotti. Con buona pace dei 27 milioni di italiani che il 12 e 13 giugno avevano espresso il loro Sì all'acqua come bene comune.

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rating-europea-operativa-gia-dal-2012Fr. Pi.

Nessuna variazione nella linea di rigore imposta dall'Europa «carolingia» RATING E CRISI Ora tutti, nella Ue, snobbano le agenzie. E la Germania si irrigidisce Finisce il sacro rispetto per le «tre sorelle»: sono proprietà di fondi e banche Usa

L'arbitro non è imparziale. Tutta l'Europa che conta ha improvvisamente cambiato tono nei confronti delle agenzia di rating, invitando tutti a snobbarne i giudizi. Nemmeno «i mercati» ne hanno tenuto conto, facendo salire le borse nel giorno in cui anche l'agenzia Firch preannunciava un taglio del rating al debito pubblico italiano entro gennaio; e Standard&Poor's estendeva il declassamento anche alle Poste o alla Cassa Depositi e Prestiti. Come conseguenza, la timida richiesta italiana di avere una politica di bilancio meno unilaterale e rovinosa è stata respinta bruscamente al mittente: «potete far da soli», ci dicono da Berlino.

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stampa_comunicazioneDi Carlo Lania

Non si tratta di una proroga. Con questa motivazione la Camera boccia la possibilità di salvare 100 testate giornalistiche e l'informazione in Italia EDITORIA IN CRISI No agli emendamenti che rifinanziano il fondo per il settore

È bastato poco per dare un altro colpo al pluralismo dell'informazione in Italia. Il tempo necessario agli uffici della Camera per giudicare inammissibili i tre emendamenti al Milleproroghe presentati dalla maggioranza e dalla Lega nord per ripristinare il fondo per l'editoria. La motivazione: per i tecnici di Montecitorio il rifinanziamento del fondo non sarebbe una proroga e in quanto tale va escluso dal decreto in discussione nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio.

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