121130cambiaresipuoIl Teatro C non è molto capiente, ma sicuramente sufficiente per dare la giusta misura della partecipazione che l'assemblea cittadina di "Cambiare #si può" ha registrato a Livorno, domenica 16 dicembre. Gli interventi sono stati numerosi, brevi, concisi, ma soprattutto carichi di voglia di esserci, di diventare protagonisti di un vero cambiamento. Si è registrato la presenza di quella sinistra "diffusa", organizzata e non, che da anni è rimasta frammentata a livello Locale. Tutti coloro che la rappresentavano hanno comunque dimostrato una presa di coscienza ed un interesse appassionato verso il percorso proposto. Tra le presenze più numerose senza dubbio quella di Rifondazione Comunista, ma non certo da meno quella di Alba, dell'IDV, di Sinistra Critica e di molti altri volti più o meno conosciuti della sinistra che in questi anni è stata marginalizzata e costretta "fuori dal Parlamento". La nota più marcata veniva proprio dall'atmosfera che faceva percepire una sorta di risveglio e di voglia di mettersi in gioco.

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121129soggettopoliticonuovodi Francesco Porta
Ieri sera una folta assemblea ha dato il via in Trentino al possibile percorso per portare alla costruzione di un polo di sinistra alternativo.
La partecipazione è stata più alta del previsto e più di cento persone hanno dato vita ad un dibattito intenso.
All’assemblea erano presenti il Partito della Rifondazione Comunista, l’Italia dei Valori, il Movimento dei Verdi, la CGIL Che Vogliamo, la FILCAMS CGIL del Trentino, compagni del Centro Sociale Bruno di Trento, esponenti del Movimento per l’Acqua e tanti cittadini insieme a nomi storici della Sinistra Trentina.
La necessità della costruzione di un polo della sinistra alternativo sia alle politiche ultraliberiste impersonificate in questo momento dal Governo Monti, sia alle politiche del PD e del centro-centro-sinistra nascente, collaterali, apologetiche ed acritiche della politica europea ultraliberista.

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universitadi Alessandro Dal Lago
Se il senato non ritirerà il taglio di 300 milioni al sistema universitario previsto dalla legge di stabilità, metà degli atenei italiani chiuderanno. È il grido di dolore del ministro Profumo, ripreso subito dalla Conferenza dei rettori, dal Cun ecc. Un grido che ci commuove, ma che non ci impedisce una domanda. Dov'erano negli ultimi anni, diciamo dalla Gelmini in poi, i rettori, il ministro (già rettore del Politecnico di Torino) e gli altri illustri esponenti della governance dell'università italiana? E che dire del resto del governo, presieduto da un ex rettore, e che vanta come ministro della cultura un altro rettore, quello della Cattolica?
E che dire del fatto che aumenta di 9,2 milioni di euro il contributo agli atenei privati dove insegnano alcuni dei ministri in carica?
Così, se il taglio verrà mantenuto, si tratterà del colpo di grazia a un ammalato in agonia, non di un' imprevedibile aggressione.

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numeridi Vladimiro Giacchè
Ieri i rendimenti sui titoli di Stato italiani a 10 anni hanno raggiunto un altro minimo relativo: 4,38 per cento. Ossia 7 punti base meno di martedì e addirittura il 2,45% in meno di un anno fa. Il mitico spread rispetto ai titoli di Stato tedeschi a 10 anni, per parte sua, è sceso sotto il 3% (per la precisione 295 punti base).
Purtroppo per Monti, che nella sua amletica indecisione sul da farsi è ben lieto di potersi fregiare di questa medaglia al valore per aumentare il proprio peso contrattuale (qualunque cosa decida), in Europa qualcuno ha fatto di molto meglio. Incredibile a dirsi, si tratta della Grecia, che pur dovendo ancora pagare l’11,71% a chi possiede i suoi titoli di Stato, da ieri paga 109 punti base in meno di martedì ed è ai minimi dal marzo 2011. Il motivo di questo primato è presto detto: si tratta del fatto che l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha migliorato la sua valutazione del merito di credito della repubblica ellenica, citando quale motivo la “forte determinazione degli Stati membri” dell ’eurozona a mantenere la Grecia all’interno dell’area valutaria.

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hollandedi Roberto Musacchio
L’IFOP, l’istituto francese di opinione pubblica, rende noti in questi giorni alcuni studi sondaggistici che meritano l’attenzione dovuta. Uno concerne il livello dei consensi alla politica di Hollande e del suo primo ministro Jean Marc Ayrault, che, entrambi, scendono ai minimi dalla loro elezione, e l’altro la percezione della crisi economica che resta molto grave per la stragrande maggioranza dei cittadini d’oltralpe.
Il presidente Hollande scende al 37% degli elettori che dichiarano un gradimento nei suoi confronti, con un meno 4 rispetto alla rilevazione precedente. Di questi, solo il 3% si dice molto soddisfatto. Il dato di esordio del maggio era favorevole al 61%, ma già a settembre calava al 43%. E’ la settima volta consecutiva che si assiste ad una diminuzione del gradimento verso il leader socialista, il cui livello di apprezzamento diventa minoritario in tutte le categorie sociali, con un 26% di apprezzamento nelle professioni imprenditoriali e commerciali ed un 33% tra gli operai.

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