120801gcLa crisi economica sta determinando effetti devastanti. I dati sulla recessione, sulla disoccupazione giovanile, sull’aumento della povertà e sull’incidenza dei contratti precari sul mercato complessivo del lavoro sono inequivocabili. 36% di disoccupazione giovanile, 4 milioni e mezzo di precari, più di 2 milioni di giovani senza lavoro e fuori dal ciclo della formazione, il 78% dei contratti attivati per i giovani nell’ultimo anno in forme precarie, una previsione di recessione fino (dicono il Fmi e Confindustria) al 2017. Il governo Monti – in questo quadro – è parte integrante del problema: è un governo di destra che fa politiche di destra, inique, classiste e recessive. I 100 miliardi di finanziarie già approvate, i 10 miliardi di tagli alla sanità della spending review, la controriforma del mercato del lavoro con l’attacco all’articolo 18, l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione sono atti di guerra – per usare i termini scelti dalla Confindustria – contro i lavoratori, gli studenti, i pensionati, contro i diritti acquisiti ed il sistema di welfare del nostro Paese. A questo si aggiunge la recentissima approvazione del fiscal compact, il vero paradigma delle scelte del governo.

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120801chiarantedi Rossana Rossanda

Quel che è più triste dell'invecchiare è il perdere gli amici d'una vita. Quelli un poco più anziani di me se ne sono in gran parte andati, e anche diversi più giovani. Fra essi era Giuseppe Chiarante, Beppe, dal bel viso sereno e la voce tranquilla; lo conoscevo da non so quanto, più di mezzo secolo e abbiamo a lungo lavorato insieme, oltre che spartire le corse fuori porta, quando eravamo giovani e vispi settentrionali nella dorata Roma. Era l'amico e sodale di Lucio Magri, i due poco più che ragazzi della sinistra cattolica di Bergamo, negli anni '50 la città più inquieta della enorme Democrazia cristiana. Erano una fronda, facevano insieme "il ribelle e il conformista", avevano finito con l'iscriversi al Pci, assieme ai grandi, i deputati Mario Melloni, Fortebraccio, e Ugo Bartesaghi. Non erano soli, altri ne condividevano molte idee senza però fare il salto. E non potevano essere più diversi nel carattere: quanto Lucio era prometeico, asseverativo, ostinato, tanto Beppe era prudente, pur nell'autonomia delle scelte, dialogante, aperto anche al dubbio. Lucio aveva le qualità del capo, Beppe quelle del saggio. Negli anni '60, quando fui chiamata a Roma per dirigere la sezione culturale in via Botteghe Oscure, Beppe ne fu incaricato come me e con me rimase finché fui allontanata, prezioso nel lavoro e nei rapporti, coltissimo, leale.

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120801casesdi Alberto Burgio

Nell'opera di Cesare Cases la coscienza di uno scacco radicale e un'incrollabile tensione alle tracce viventi di una realtà diversa. La seconda pagina della serie su figure e testi che hanno avuto un ruolo centrale nella cultura delle generazioni del Novecento.
Ricordando Cesare Cases a due anni dalla morte (avvenuta a Firenze il 28 luglio del 2005), Claudio Magris ebbe a dire che la sua vita e la sua opera sono «un capitolo della nostra storia e del nostro destino». Queste parole non mi è mai riuscito di dimenticarle. Di quanti si potrebbe affermare altrettanto? E perché a proposito di Cases è possibile, persino necessario? Un capitolo «della nostra storia»: della nostra formazione, di un itinerario di letture e di pensieri e di esperienze che in altri tempi si sarebbero dette «spirituali». Fin qui ci siamo.
Totalità aperta
Chi negli anni '70 aveva già - se non proprio il ben dell'intelletto - strumenti per decifrare pagine impervie, era certo di trovare pane per i suoi denti in quelle di Cases, disseminate tra le riviste e i giornali, un tempo numerosi, della sinistra italiana (da «Passato e presente» a «Lotta continua», dal «manifesto» a «Nuovi Argomenti», ai «Quaderni piacentini»). Pane e companatico: ricco di idee e di sfide «intellettuali e morali», di suggestioni e insegnamenti.

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di Luca Fazio

E con tutti questi poligami che si coccolano l'harem all'ombra della madonnina, come la mettiamo? Questa obiezione, il sindaco Pisapia, non l'aveva mai sentita. Ci ha pensato la curia milanese a lanciare l'anatema, mentre Palazzo Marino sta ragionando sul registro comunale delle coppie di fatto, la promessa più avanzata fatta ai bei tempi della fu rivoluzione arancione. I preti della diocesi più illuminata non scherzano, e dio solo sa quanto ci manca il cardinale Tettamanzi. Secondo Alfonso Colzani, responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi, «c'è il rischio che equiparare la famiglia fondata sul matrimonio e l'unione civile porti a legittimare la poligamia».

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di Coord. antiviolenza 21 luglio

A Palermo Sabato 21 luglio alle ore 9.00 da Piazza Croci partirà la manifestazione “Basta femminicidi”. Intento della manifestazione, nelle intenzioni delle organizzatrici, riunitisi sotto la sigla “Coordinamento Antiviolenza 21 luglio” è quello di lanciare un grido di allarme verso un’emergenza finora troppo sottovalutata e non più trascurabile, en’emergenza che non è più di ordine pubblico o di semplice sicurezza ma di rilevanza ormai sociale. I dati sono drammatici: 78 donne uccise dall’inizio del 2012, migliaia di donne oggetto di violenza sia tra le mura domestiche sia fuori.

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