di Lorenzo Guadagnucci*
Dunque cinque giudici di Cassazione hanno detto no. No all’arroganza di chi ha permesso ad altissimi dirigenti di polizia di arrivare all’ultimo grado di giudizio sul caso Diaz occupando ruoli operativi elevatissimi; no alla pretesa del potere politico di salvare in qualche modo quei dirigenti. La sentenza del 5 luglio è un terremoto, perché decapita la polizia italiana e condanna per via indiretta la condotta irresponsabile e vile dei poteri politici e di governo che per undici anni hanno protetto vertici di polizia protervi e abbandonato a loro stessi i cittadini, i testimoni, le vittime che hanno invocato giustizia sperando che ci fosse almeno un giudice in grado di accogliere la dura verità dei fatti. Quel giudice c’era. Era negli uffici della procura di Genova (i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini), nel tribunale d’appello genovese e infine in Cassazione. Ma undici anni di indifferenza, se non di derisione, non si cancellano facilmente ed è quindi il momento di chiamare ciascuno alle proprie responsabilità.