di Giuliano Garavini

L’austerità è un modo di essere. In questo senso Enrico Berlinguer e Mario Monti hanno, almeno in apparenza, non poco in comune in termini di garbo e sobrietà.Ma l’austerità è stata, e resta oggi, anche un progetto politico. In quanto progetto economico e culturale l’austerità berlingueriana degli anni Settanta e quella montiana dei Giorni nostri non hanno assolutamente nulla in comune.

“Austerità occasione per trasformare l’Italia”, così venne intitolato l’intervento di Berlinguer, ristampato anche di recente, in un convegno al teatro Eliseo nel 1977. Fu un intervento criticato da intellettuali di larghe vedute come Norberto Bobbio

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di Romina Velchi

La spending review piace a tutti: piace alla Commissione Ue, che, per bocca del commissario Olli Rehn, fa sapere di apprezzare le misure decise da Monti perché sono «in linea con le raccomandazioni dell’Ecofin»; piace a Mario Draghi, governatore della Bce, perché «consentirà all’Italia di raggiungere gli obiettivi fiscali»; piace alla corte dei Conti, perché è un «procedimento virtuoso»; piace, manco a dirlo, a Casini perché sono «tagli dolorosi ma non più rinviabili» e bisogna essere «comprensivi con il governo». Però lo spread resta alle stelle: ieri ha superato i 480 punti. Tutta colpa delle «esternazioni irresponsabili» (copyright di Repubblica) del presidente di Confindustria che si è permesso di criticare il governo rifilandogli un voto tra il 5 e il 6 e parlando di «macelleria sociale».

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di A. La Mattina

Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, boccia senza mezzi termini la parte della revisione di spesa pubblica che riguarda i tagli alla sanità e agli enti locali. A suo parere fa parte della stessa ideologia che ispira Angela Merkel e le parole di Jorg Asmussen. 

«Non c`è niente di nuovo: le affermazioni di Asmussen confermano che l`eccitazione post vertice Ue sulla possibilità di utilizzare le risorse del Fondo salva Stati per ridurre i nostri spead era largamente infondata, purtroppo». 

Asmussen sostiene che l`Italia può farcela se incrementa la propria produttività e punta alla crescita.

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di Maria R. Calderoni

Evelina Christillin, mica l'avrete dimenticata. La donna-immagine - bel sorriso bei vestiti - dei "Giochi invernali Torino, 2006"; Evelina che nasce bene e benissimo frequenta, <stavamo in strada San Vito, duecento metri dall'Avvocato...Poiché sapeva che io sciavo bene, mi portava con lui in elicottero a sciare al Sestriere>. Piazzata benissimo, la Evelina Christillin, come icona della Torino che conta: Agnelli, auto, politici, sindaci, appunto Giochi Olimpici invernali.

<Leggenda vuole che tutto il circo olimpico, durato quasi dieci anni, sia nato dalla testa di Evelina Christillin>, scrive Maurizio Pagliassotti a pagina 68 del libro che ha appena pubblicato con il titolo "CHI COMANDA. Torino"

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f35 3di Alessandro Robecchi
Non è vero che il governo Monti non ne azzecca una. Anzi, se ci pensate, chiamare "spending review" dei ferocissimi tagli è un'idea geniale. Tipo chiamare "delete wedding" un sanguinoso divorzio, oppure "leg reducing" l'amputazione di una gamba. È dunque lecito tirare un sospiro di sollievo nell'apprendere che spariranno 18.000 posti letto negli ospedali, ma che in compenso compariranno 90 cacciabombardieri Strike Fighter F-35 che costano una dozzina di miliardi. Non fate quella faccia e non fatevi prendere dalla demagogia. Amici, sveglia! Quegli aerei ci servono come il pane, e sapete perché? Perché abbiamo speso una fortuna per costruirci una nuova portaerei, la Cavour, che però ha il ponte un po' corto. Quindi ci servono aerei che decollano in poco spazio, anche se sono cari, e i vecchi catorci a decollo verticale non vanno più di moda. La Cavour in navigazione ci costa 200.000 euro al giorno, e sono soldi buttati se sopra non ci mettiamo aerei adatti.

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