Cinema Nuovo Olimpia - Roma, 20 maggio 2013

Vorrei iniziare questa mia introduzione con alcune osservazioni di carattere generale, strettamente correlate anche se apparentemente non legate al tema del convegno.
La prima riguarda il quadro “culturale” generale nel quale ci muoviamo. Lo sintetizzo così, ovviamente e per forza di cose banalizzandolo e semplificando una realtà invece assai complessa: una ormai generalizzata sfiducia e “insofferenza” nei confronti della politica e delle istituzioni che produce rifiuto senza la forza di proposte di cambiamento. Le conseguenze sono da un lato una disperazione ed esasperazione generalizzata vissuta in totale solitudine data l’assenza di soggetti, politici e sindacali, legittimati alla rappresentanza, nei quali riconoscersi e con i quali battersi per uscire dalla propria condizione e dall’altro – da parte di chi invece continua in qualche modo a lottare collettivamente – una sorta di riappropriazione di ciò che è considerato un diritto, ma in forme in qualche modo “privatistiche”, non generalizzabili e non prefiguranti una nuova e diversa forma di Stato. Il risultato è un senso comune diffuso frutto della sconfitta culturale e sociale di tutti questi anni, incapace di elaborare un nuovo modello di società.

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Siamo a venti anni esatti dall’inizio della restaurazione proprietaria iniziata nel 1993. Allora furono avviati due profondi processi. Da un lato si iniziò la cancellazione delle regole urbanistiche sostenendo che il futuro della città sarebbe stato garantito dagli interventi privati. Dall’altro lato furono cancellate definitivamente le politiche di finanziamento e realizzazione degli alloggi pubblici.  Centodieci anni di ininterrotte politiche finalizzate alla realizzazione del sogno di fornire un’abitazione per le famiglie più povere furono cancellati in un sol colpo sulla base dell’ideologia liberista. Era stato il pensiero conservatore liberale sulla spinta del  nascente movimento operaio di inizio secolo a far approvare nel 1903 dal regio Parlamento la legge di istituzione degli Istituti per le case popolari. Luigi Luzzatti, l’ideatore del corpus legislativo, era un esponente della destra storica, ma aveva la straordinaria sensibilità –era stato anche fondatore e presidente di banca- per comprendere una cosa semplicissima: una parte delle famiglie dei salariati non poteva in base al reddito percepito accedere in alcun modo al bene casa: ero lo Stato, la collettività che se ne doveva fare carico.

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conferenza programmaRelazione di Roberta Fantozzi - Conferenza di programma, 29 giugno 2013

Questa comunicazione riguarda la proposta di campagna da realizzare nei prossimi mesi.  Non è quindi riassuntiva del profilo programmatico generale che verrà invece costruito attraverso le tappe prima riepilogate.

È evidente che quest’ipotesi di campagna si colloca nel quadro che Ferrero descriveva, con le valutazioni che facciamo della crisi e degli effetti delle politiche europee.

Sull’Europa vorrei fare solo una battuta di ulteriore contestualizzazione: i giornali riportano il vertice europeo come un grande successo, un grande risultato: sull’occupazione quel vertice ha aggiunto 3 miliardi per un intervento complessivo di 9 miliardi su base pluriennale.

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Oggi, lunedì 8 luglio, il Coordinamento calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” ha consegnato al Consiglio regionale le circa 11mila firme raccolte a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare avente come oggetto la “Tutela, il governo e la gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua”.

 

È un risultato importante, cui va aggiunto il formale accoglimento da parte di 12 consigli comunali (Acquaformosa, Carlopoli, Casole Bruzio, Castrovillari, Celico, Maida, Mendicino, Saracena, Serra Pedace, Sersale e Spezzano Piccolo,) e due giunte comunali (Amantea e San Pietro in Guarano), e l’adesione convinta di diversi amministratori comunali, provinciali e regionali: è la dimostrazione lampante che anni di mobilitazione a livello nazionale e regionale, grazie anche alla “storica” campagna referendaria del 2011, hanno reso palese l’impossibilità di monetizzare la gestione di un bene fondamentale come l’acqua, incardinandola in un freddo bilancio economico. A favorire questa presa di coscienza nella nostra regione è stata paradossalmente proprio la società che gestisce le forniture idriche ai comuni, la Sorical, e la sua azionista privata, la francese Veolia. La Sorical, attualmente in liquidazione, da quando ha fatto la sua entrata in scena ha inanellato una serie di scandali, rimanendo coinvolta in diverse inchieste, tra cui ricordiamo per la sua drammatica attualità l’accusa di avvelenamento colposo dovuta alla gestione dell’invaso dell’Alaco e alla distribuzione nelle reti idriche vibonesi di acqua non potabile.

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I grandi mezzi di comunicazione magnificano i risultati del vertice europeo e quelli del “pacchetto Lavoro” del governo. La realtà non potrebbe essere più stridente.

Sul versante europeo è il nulla: 3 miliardi in più per il lavoro per un totale di 9 su base pluriennale. Il nulla appunto, se comparato ai 4.500 miliardi che gli stati europei hanno messo a disposizione delle banche dall’inizio della crisi e ai 25 milioni di disoccupati che affollano l’Europa. Il nulla se comparati a quei 50 miliardi che l’Italia dovrà destinare al rientro del debito secondo il Fiscal Compact, che vanno ad aggiungersi alle manovre Monti e Berlusconi, ed il cui effetto recessivo sarà micidiale per un paese che dall’inizio della crisi ha perso quasi il 9% del Pil, con 3 milioni di disoccupati, altrettanti “scoraggiati” e 600.000 persone in cassa integrazione. Il pacchetto del governo, invece, mentre aggiunge un po’ di incentivi per le assunzioni dei giovani “sparando” la cifra di 200.000 posti di lavoro in più (!), liberalizza senza limiti la precarietà con l’eliminazione di ogni vincolo ai contratti a termine. Notizia occultata da gran parte della stampa.

Nasce in questo quadro la campagna su cui vogliamo caratterizzare la nostra iniziativa nei prossimi mesi, anche attraverso la presentazione di due proposte di legge di iniziativa popolare.

La prima, di modifica costituzionale, vuole eliminare l’impossibilità di sottoporre i trattati internazionali a referendum, per fare in modo che il popolo italiano possa pronunciarsi sui trattati europei, quelli che hanno costituzionalizzato il neoliberismo e il cui ultimo atto è il Fiscal Compact. Diversamente da chi vuole manomettere la Costituzione per cancellarne i contenuti sociali e democratici, questa modifica ha l’obiettivo di difendere e attuare la Costituzione, i cui contenuti sono all’opposto distrutti dalle politiche europee.

La seconda proposta, riguarda un piano per creare lavoro e per la riconversione ecologica e solidale dell’economia: con un nuovo intervento pubblico, la riduzione dell’orario, la redistribuzione della ricchezza. Almeno un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro in 3 anni. Si può? Si può. Con un progetto e con la lotta.

 

Roberta Fantozzi, Segreteria nazionale Prc

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