di Nando Mainardi

Venerdì scorso, al campo sportivo di Fossoli, frazione di Carpi, si è tenuta una riunione “straordinaria” e congiunta del Comitato Politico Regionale del Prc emiliano-romagnolo e del Comitato Politico Federale modenese sul terremoto. Infatti, anche se i riflettori dei giornali e delle tivù si stanno spegnendo, siamo ancora nel pieno dell’emergenza: ad oggi, circa diecimila persone rimaste senza un tetto alloggiano e dormono assistite dalla Protezione Civile. E altre cinque, seimila si stanno arrangiando in campi spontanei o comunque hanno trovato soluzioni per conto proprio, poggiando su reti parentali e amicali.

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di Keynes Blog

Vi sono circostanze politiche ed istituzionali che possono determinare il segno e la durata delle politiche economiche, più di qualsiasi altro fattore. E’ questo il messaggio che Robert Skidelsky, noto biografo di Keynes, trasmette dalla testata progressista “The New Republic”, tracciando un profilo comparato di quanto avvenuto negli Stati Uniti e nel Regno Unito in materia di politiche di intervento di stampo keynesiano, a partire dal periodo dell’attuale crisi e guardando a ritroso fino al periodo immediatamente successivo al secondo dopoguerra.

Quel che è accaduto dal 2008 può considerarsi realmente quel che viene ormai diffusamente definito “un esperimento naturale” della politica economica.

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di Giulia Valsecchi

«Leonilde», cioè portare in scena Nilde Iotti, staffetta partigiana, comunista, parlamentare e donna di orgoglio e passione politica. La sua rappresentazione, alla Milanesiana, è scelta ideale per contrasto di questi tempi. Fa rivivere l’esperienza di un’abnegazione politica e ideologica, nel mezzo dell’oscillazione contemporanea tra volgarità sfacciata e austerità di copertura. 

Quel che la memoria storica e civile non contemplano fa capolino come pratica di palcoscenico tesa non tanto e non solo a ricordare, ma piuttosto a far rivivere l’esperienza di un’abnegazione politica e ideologica nel mezzo dell’oscillazione contemporanea tra volgarità sfacciata e austerità di copertura.

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di Mauro Ravarino

Oltralpe hanno dubbi: farla o non farla? La Torino-Lione, si intende. In Francia, il convincimento vacilla, anzi la realizzazione viene messa in discussione. Interrogativi legittimi durante la crisi economica. Ma qui, a valle del Monte Bianco (e del Rocciamelone), i dubbi sono diventati lesa maestà e si risponde con un più balcanico nema problema: «Una tempesta in un bicchier d'acqua» (Mario Virano, presidente dell'Osservatorio).
In realtà, non è tutto così tranquillo. I dubbi francesi li riporta Le Figaro, non certo un quotidiano progressista, citando la posizione del governo a guida socialista: «Riesaminare ed eventualmente rinunciare a dieci progetti di linee ferroviarie ad alta velocità, tra cui la Torino-Lione». Il ministro del bilancio, Jerome Cahuzac, ha dichiarato: «Lo Stato (Sarkozy, ndr) ha previsto una serie di progetti senza averne fissato i finanziamenti.

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di Andrea Baranes

Recessione, spread, disoccupazione? Ecco come venirne fuori, in un attimo e senza sacrifici. Aboliamo l'Italia. Tutto qui. Chiudiamo una volta per tutte lo Stato, con tanto di inno e bandiera, e trasformiamoci in una banca. Ecco alcuni dei primi vantaggi.
1. L'Italia ha dovuto inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione. Le banche non hanno nessun vincolo del genere.
2. Per eludere i pochi accordi esistenti (vedi Basilea), le banche possono cartolarizzare i loro attivi e spostarli nel sistema bancario ombra. Basterebbe quindi spostare metà del debito pubblico italiano in un sistema statale ombra, per avere per magia un rapporto debito/Pil al 60% e rientrare nei parametri di Maastricht.

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