di Davide Pappalardo
Il 12 ed il 13 giugno dello scorso anno 27 milioni di piccole gocce d’acqua hanno riempito di partecipazione e contenuti il fiume secco della democrazia italiana. 27 milioni di donne e uomini si sono opposti agli sciagurati tentativi di mettere l’acqua nella mani del profitto ed hanno scritto a chiare lettere che l’acqua è un bene comune.
Un bene universale su cui non è possibile speculare.
Un voto chiaro, cristallino, netto e trasparente, che rispecchia la “forma dell’acqua”. Per dirla citando il primo romanzo che ha per protagonista il commissario Montalbano.
Un voto che ha dato nuova linfa alla partecipazione in Italia dopo anni di limbo e che ha sancito nuove modalità di fare politica ed un nuovo protagonismo sociale.
Un voto che ha dimostrato anche come si stia sgretolando l’idolatria del mercato instillata da lustri con violente operazioni mediatiche, politiche e culturali.
A distanza di un anno esatto da quei giorni, purtroppo i dettami di quel referendum non sono stati ancora attuati ed è in corso uno squallido tentativo di scippo di quel risultato straordinario.