di Lidia Menapace

Non è un caso che alle  manovre inique sul mercato del lavoro si aggiungano colpi intesi a  cancellare lo stato sociale (che già quasi non esiste più): di questa decisione bisogna dare anche una lettura di genere.

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di Joseph Halevi

Le politiche di austerità condotte in Grecia, Italia e Spagna stanno aggravando la crisi e la stessa situazione debitoria dei paesi summenzionati. Questo stato di cose comporta la rottura del meccanismo di trasmissione monetaria nell'eurozona. Al grande pubblico non se ne parla ma negli organi più specializzati la rottura monetaria dell'eurozona viene sottolineata ai massimi livelli.
La settimana scorsa il governatore della Banque de France Christian Noyer ha concesso un'intervista al quotidiano finanziario tedesco Handesblatt, riportata per intero in francese sul sito della Banque de France.

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di Roberto Gramiccia

Più che di un attacco, si tratta dell’ultimo affondo al corpo martoriato del principale, del più fondativo fra i servizi pubblici. E’ da tutti ammesso, infatti, che la salute viene prima di ogni altra pur importantissima cosa. Ebbene il combinato disposto dei tagli già effettuati dal governo Berlusconi e di quelli ulteriori previsti dalla spending review del supertecnico Enrico Bondi (con l’avvallo del ministro della Salute  Renato Balduzzi) comporterà nei prossimi tre anni un ammanco di 20 miliardi di euro.

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Mentre i parlamentari votano l'inserimento dell'inno di Mameli nel programma scolastico le scuole cadono a pezzi. Una contraddizione lampante, che emerge leggendo il rapporto di Legambiente presentato oggi a Torino sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell'infanzia.

Infatti, quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi e il 36% degli edifici ha bisogno d'interventi di manutenzione urgenti. Senza contare che il 32,42% delle strutture si trova in aree a rischio sismico e il 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico.

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di Luca Nivarra

Le due pronunzie con cui la Corte costituzionale ha fatto giustizia dell’abusiva manomissione del referendum del 12 e 13 giugno 2011 chiariscono, si spera in modo definitivo, tre punti fondamentali. Il primo è che i Comuni non sono, e non possono essere, obbligati a cedere ai privati la gestione dei servizi pubblici locali. Il secondo è che, in forza del dettato comunitario, alle forme di gestione “privatistica” si affianca, con pari legittimità, lo strumento pubblicistico dell’azienda speciale.

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di Dino Greco

Se si sfronda l'albero delle chiacchiere che infestano il dibattito politico, si scopre che un disegno, nitido, si va affermando. Si è incaricato di portarlo alla luce Francesco Giavazzi attraverso un editoriale del Corrierone, dove si disvela lo scenario seguente. Poche storie – dice senza mezzi termini il guru bocconiano – se si vuole uscire dalle secche della crisi bisogna continuare, dopo Monti, la strada che Monti medesimo ha tracciato: chinarsi al volere dei mercati, “rassicurarli” - dice lui – e per farlo blindare le riforme che hanno illuminato la strategia del governo in carica. Giavazzi ne indica, a titolo esemplificativo, due: il taglio delle pensioni e l'introduzione dell'Imu, ma si capisce bene che l'elenco potrebbe continuare.

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di Sergio Cesaratto

La mossa di Draghi di sostenere in maniera illimitata i titoli di stato a breve dei paesi che condizionino le proprie finanze pubbliche a un controllo europeo ha ricevuto unanimi consensi in Italia inclusi quelli, con qualche distinguo, de il manifesto.
Misura necessaria per ridurre gli spread giunti a livelli insostenibili, l'intervento della Bce non è certo risolutivo e nei termini posti addirittura controproducente. Intanto è politicamente indigeribile per Spagna e Italia le quali sperano infatti di cavarsela senza dover aderire al «programma precauzionale» di austerità concordato con l'Europa con tanto di vigilanza del Fmi.
Sperano cioè che l'effetto annuncio dell'altro ieri basti a ridurre gli spread, sebbene ad esso nulla di operativo segua senza le forche caudine della «condizionalità». Ma se nulla accade gli spread risaliranno, magari perché i mercati si aspettano una adesione solo quando sarà troppo tardi.

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di Pietro Spataro

Che un consigliere abbia paura di dire pubblicamente ciò che pensa è un fatto molto preoccupante. Che non riesca a dire apertamente che nel movimento a cui appartiene non c’è democrazia e vige un sistema padronale dominato da un personaggio «spietato e vendicativo», è il sintomo evidente di una grave anomalia.
Per Marco Travaglio, invece, la denuncia fuorionda di Giovanni Favia contro il metodo con cui Grillo e Casaleggio governano i Cinque Stelle è il sintomo evidente di «salute e di vitalità».
Lo scandalo è altrove, ovviamente: cioè in quella «fogna chiamata politica» dove s’aggirano solo «ladri, mignotte e vecchie muffe».

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di Giulio Marcon

Dalle discussioni estive sulle alleanze politiche in vista delle prossime elezioni e sulle prospettive di governo sta mancando completamento il merito: il programma e gli obiettivi che sarebbe necessario darsi per fronteggiare la crisi e avviare un modello di sviluppo radicalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi. E scompaiono - dal dibattito politico - da una parte la società con le sue sofferenze e dall'altra i soggetti (il lavoro, i movimenti, la società civile) che dovrebbero essere il perno di un cambiamento radicale del paese.
Prevale, per parafrasare il detto gramsciano, una logorante "guerra di posizionamento" in cui a farla da padrone sono le continue mosse e giravolte tattiche, le battute e la loro esegesi, il detto e il non detto, gli equilibrismi sul nulla, i minuetti che cambiano di tonalità ogni giorno, le foto più o meno sfocate: cioè il rito di una politica autoreferenziale a destra come - ahinoi - a sinistra.

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