di Francesco Piccioni

La Fiom era circondata e doveva provare a uscire dall'angolo. Lo fa alla sua maniera, con intelligenza e determinazione, calcolando attentamente i rapporti di forza attuali, sul piano sindacale e su quello politico.
Al di là delle frasi di circostanza, appare infatti chiaro che delle forze politiche convocate a giugno per sottoporre loro il problema della tutela del lavoro, soltanto l'Idv di Di Pietro e gli «extraparlamentari» di Rifondazione, ecc, sono praticamente pronti a mettere in piedi un'iniziativa referendaria (sulla maggioranza del parlamento attuale, e forse anche del prossimo, è bene fare non troppo conto) per annullare la cancellazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori e l'art. 8 della «manovra d'agosto» 2011, firmata da Maurizio Sacconi, che permette accordi aziendali in deroga ai contratti nazionali, alle leggi e forse anche ai dieci comandamenti.

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Tornano a manifestare insieme Cgil, Cisl e Uil. “Il valore del lavoro” è lo slogan scelto dalle tre confederazioni sindacali per sabato 16 giugno. Manifestanti, delegati Rsu, lavoratori, donne, migranti, giovani e pensionati provenienti da tutt’Italia si ritroveranno a Roma alle ore 9.30 in piazza della Repubblica (Esedra).

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di Alfonso Gianni

Fino a qualche tempo fa andava di moda sostenere che bisognava abolire il Cnel, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, giudicato un ente pletorico ed inutile. Non se ne fece niente anche perché, trattandosi di un organo costituzionale, sarebbe stato necessario modificare o sopprimere l'articolo 99 della nostra Costituzione.
Certamente si tratterebbe di attuare una profonda riforma nel suo funzionamento, rimotivarlo e snellirlo, cosa che si può fare senza toccare il dettato costituzionale, ma soprattutto bisognerebbe ascoltarlo quando fa qualche cosa di buono. E' il caso del ponderoso rapporto (350 pagine) sul mercato del lavoro presentato in questi giorni. Gli argomenti trattati sono molti. Tra questi alcuni attirano l'attenzione soprattutto per comprendere le cause della profonda recessione che attraversa l'Europa e in particolare il nostro paese.

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di Linda Santilli

Il punto di partenza è la crisi. Il contesto di riferimento, per circoscrivere il campo, è l’Europa delle banche. La postazione specifica da cui osserviamo, in cui viviamo, è l’Italia del governo che risponde all’Europa delle banche. E l’epoca è quella di un in profonda metamorfosi economica, sociale, perfino antropologica avvenuta in questi anni, e di uno spaesamento conseguente complessivo per non saper più connettere i fili di quanto accade sotto i nostri occhi ed averne conoscenza piena per operare cambiamenti.
Ma qui il nostro punto di partenza sono anche le donne. Vediamo perché.
Sono le donne a pagare il prezzo più alto della crisi economica in atto, ed a subire con maggiore intensità gli effetti delle misure adottate dai governi europei per pareggiare i bilanci ubbidendo  al diktat delle grandi oligarchie finanziarie internazionali.

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di Bruno Giorgini

Hanno riempito non una ma tre piazze. Nel centro di Tolosa sotto la pioggia, a tratti battente; piove governo ladro. Il Fronte di Sinistra dice 70000, forse un po’ troppi, certo oltre i 40.000. Anche qui, come già alla Bastiglia, si attendevano tra le venti e trentamila persone, diciamo i militanti con famiglia al seguito, invece sono quasi raddoppiate.

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di Manuela Granaiola

Chi ha interesse a dividerci tra persone accettabili e persone inaccettabili?
Gli inaccettabili in questa società sono molti, quindi quelle che definiamo minoranze messe tutte insieme dal punto di vista di ciò che le unisce, ovvero la limitazione o l’assenza di diritti, in realtà sono una maggioranza: tutti coloro che fanno parte di un’altra razza, di un’altra etnia. E non si tratta di andare molto lontano basti pensare agli slogan della Lega Nord contro le popolazioni del Mezzogiorno.
Poi ci sono le donne, quando non chinano la testa di fronte al potere o alle pretese maschili;

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di Marco Sferini

Un giorno, mentre mi adombravo sulle parole del pontefice sull’omosessualità, un compagno mi ha detto: “Ma Marcò, ma che stai a di’! Quello è er papa, che pretendi che te dica?”. Subito, lo confesso, ho dato ragione piena a chi mi diceva queste parole. Ho pensato: eh certo, che può mai affermare il capo della Chiesa Cattolica su queste tematiche se non quanto il magistero stesso insegna, detta, afferma, proibisce e inibisce…
Poi, però, ho voluto in me approfondire quel ragionamento e ho pensato che se si fosse ragionato così sempre, allora nemmeno sarebbero esistiti i tentativi di emancipazione del cattolicesimo davanti al rapido evolversi della società in temi di diritti civili.

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di Francesco Piccioni

Bisogna dare atto a Mario Monti di saper difendere le proprie immagini retoriche anche quando i dati che lui stesso illustra le smentiscono. Del resto, non poteva certo lasciar spegnere quella «luce in fondo al tunnel» che solo lui aveva intravisto, esponendosi ai lazzi generali (memorabile il Marchionne del «speriamo non sia la luce del treno che ci sta arrivando addosso»). Ieri, nella conferenza stampa convocata per spiegare la Nota di aggiornamento al Def (documento di economia e finanza) del 18 aprile scorso, i numeri non erano quelli da grandi annunci ottimistici. Anzi.

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E' stallo sulla riforma della legge elettorale. La prima commissione del Senato è ferma sul punto in attesa delle indicazioni dei partiti, che però non arrivano, e risale ormai a due settimane fa l’appello del presidente Giorgio Napolitano ai partiti perché depositassero un testo condiviso “entro dieci giorni”. Oggi l’ennesima schermaglia tra Pd e Pdl, che appaiono lontani dall’intesa: “Vogliamo il premio di maggioranza al primo partito e chiediamo che ci siano le preferenze“, ha affermato il segretario del partito berlusconiano Angelino Alfano.

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