di Antonio Ingroia

Abbiamo rotto il dialogo con il Pd. Ci vediamo in Parlamento dove il primo provvedimento da esaminare dovrà essere quello sul conflitto di interessi, visto che Bersani non ha mai trovato il tempo per approvarlo negli ultimi 20 anni. Il Pd porta con sé la responsabilità politica del disastro del governo Monti che ha scaricato la crisi sui ceti medi e bassi. Sono un uomo del dialogo e nonostante i gravissimi errori politici dei democratici, ho fatto due appelli al dialogo senza che sia arrivata nessuna risposta. Diciamo no alla desistenza.

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di Fabrizia Bigozzi

In un clima di caotico movimento dello scenario politico, l’avvio della campagna elettorale coglie Nichi Vendola e la sua Sel con il fiato corto. Il risultato delle primarie è stato assolutamente rispettabile ma al di sotto delle aspettative, lasciando tracce di malumori nella base più governista del passato ma sempre molto guardinga nei confronti di centrismi di varia natura.
Un clima che è destinato a consolidarsi di fronte alle ribadite aperture postelettorali al centro da parte di Bersani con cui Nichi ha stretto un patto di acciaio, di cui Nichi vuole essere il bilanciamento a sinistra ma che – di fronte allo stato dell’arte – rischia di ridurne i margini di manovra.

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di Ugo Mattei

Ritengo un errore per chi voglia candidarsi per portare avanti le ragioni della sinistra stringere un patto politico con il Partito Democratico prima delle elezioni. Non voglio soffermarmi sul terreno tattico, perché su questo piano la sola valutazione che conta è quella di Vendola il quale avrà valutato, da politico di razza quale ritengo sia, i pro e i contro della sua alleanza anticipata. E’ quello strategico il piano su cui invece posso intervenire, perché se lo scopo ultimo deve essere quello di far prevalere idee radicalmente alternative rispetto al riformismo neoliberale, la costruzione di un percorso maggioritario deve prendere in considerazione l’opinione di tutti e quindi anche la mia.
Il Partito democratico è allo stato attuale il più importante e pericoloso interprete del riformismo neoliberale in Italia.

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di Gianfranco Capitta

Il dolore per la morte di Renato Nicolini è soprattutto quello di una privazione di qualcuno insostituibile. Non solo per le chance che la sua presenza dava a una politica che pure lo ha sempre rifiutato, non gradito, messo ai margini mentre faceva posto, e si teneva stretti in primo piano i mediocri, magari incapaci, magari corrotti. Nicolini è e resterà insostituibile per qualcosa che ha fatto di molto concreto, qualcosa che lui stesso filosofava fosse «effimero», ma che si è rivelato duraturo come il marmo e inoppugnabile come un teorema copernicano. L'invenzione della «estate romana», la voglia di consumo culturale che ha snidato e attratto in centro la sera una popolazione che se ne stava chiusa in casa per paura e sfiducia, e che riscopriva invece, come in una saga delle favole antiche, quanto fosse «bello» vedere un film con altre migliaia di spettatori, vedere spettacoli che non avrebbe mai sognato di vedere, che fossero classici o elaborazione di avanguardia, ma in un luogo riconoscibile

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Associazione Giuristi democratici

Le Camere si accingono a discutere un disegno di legge di riforma del mercato del lavoro che viene propagandata come inevitabile, e viene giustificata con il fatto che ad oggi in Italia un imprenditore in gravi difficoltà economiche non possa ridurre il proprio personale.

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di Maria R. Calderoni

Noi e la guerra. Anzi, le guerre. Sapete cos'è un peep show? «Il peep show in sostanza è un tipo di erotismo on the spot. Invece di noleggiare o scaricare un film porno, il cliente va in certi locali specializzati, acquista un gettone e assiste, per lo più dietro un vetro, alle evoluzioni sessuali di professionisti, singoli o in coppia».
Ebbene, qualcosa di analogo avviene nel campo delle nostre "guerre moderne", vi era sfuggito? «Ritengo che la copertura mediale delle guerre contemporanee sia strutturalmente simile a un peep show”. Una copertura che «presuppone un pubblico planetario il quale con la sua presenza in diretta, e anzi partecipante, rende possibile la messa in scena della violenza armata.

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di Stefania Brai

Siamo stati facili profeti quando anche a proposito della Rai parlavamo di rischio di “sospensione della democrazia”. È quello che è già avvenuto con l’indicazione da parte di Monti di Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d’Italia, a presidente del servizio pubblico radiotelevisivo, e di Luigi Gubitosi, Bank of America, alla carica di direttore generale.
Sospensione della democrazia dal punto di vista formale perché si torna a prima della riforma del 1975, con il governo che indica il direttore generale che per legge deve essere nominato dal consiglio di amministrazione.

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di Stefano Ciccone

L'assemblea nazionale di Sinistra ecologia libertà convocata per oggi a Roma deve misurarsi con un cambiamento profondo nello scenario politico e con la necessità di confrontarsi alla radice con le ragioni della sua nascita. Si tratta di una discussione che ha però un interesse più generale.
Il sollievo con cui abbiamo salutato la caduta di Berlusconi è ormai un ricordo lontano. Con l'insediamento di Monti e il dispiegamento delle sue politiche si è aperta una fase che ha mutato lo scenario. La politica è esautorata dalle richieste dei mercati e dalle disposizioni europee. L'ultima scadenza elettorale ha visto la crisi dei partiti tradizionali e la crescita delle 5 stelle e dell'astensionismo. Le forze politiche sono percepite come prigioniere di diktat esterni e corpi separati tesi all'autoconservazione. La crisi dei partiti e della rappresentanza ha due spinte: una tecnocratica e l'altra populista.

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di Gian Marco Pisa

Molto bistrattato dalla propaganda “tutta occidentale” di un certo circuito informativo nel quale siamo immersi, eppure importante, per la sua storia e per quello che può rappresentare ancor oggi nella “bilancia del potere” tra i vari Stati e Comunità di Stati all'interno della “Comunità Internazionale”, il Movimento dei Non Allineati è tornato di recente a fare sentire la propria voce.
Costituito formalmente nel 1961, ma lanciato idealmente con la celebre Conferenza di Bandung (Indonesia) del 1955, il Movimento dei Paesi Non Allineati rappresenta ancora oggi un'aggregazione multi-statuale e policentrica del tutto originale nel panorama mondiale.

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