di Nando Mainardi e Stefano Lugli

Il terremoto non può e non deve essere in alcun modo il pretesto per la sospensione - da parte dei datori di lavoro e delle aziende - del contratto nazionale di lavoro, di ciò che resta dello Statuto dei lavoratori e della Costituzione per le lavoratrici e i lavoratori. E' una pratica da sciacalli.

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nardo

Di Stefano Galieni

Lo scorso anno a Nardò in provincia di Lecce, prese vita, grazie all’impegno di lavoratori migranti, delle Brigate di Solidarietà Attiva e di associazioni come Finis Terrae, una lotta contro lo sfruttamento del lavoro nei campi che portò a scioperi contro i padroni e contro i “caporali” che sottraevano una parte del già infimo salario. Uno dei leader di questa lotta che ha segnato un salto in avanti nella presa di coscienza è Yvan Sagnet,

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di Maria R. Calderoni

Fascistopoli a Roma, il tema merita una seconda puntata; e senza muoversi da lì, la Cloaca detta impropriamente Regione Lazio, in era Polverini.
Chi compare infatti dietro il capogruppo Pdl testé sostituito, quel tal noto Francesco  Battistoni ormai salito alle cronache per via degli aperitivi "rinforzati" da 1450 euro e per essere uno «da quattro volte in aula al mese e cene da cinquemila euro» ?
Compare il "volto nuovo" per antonomasia, Chiara Colosimo detta Chiaretta, 26 anni appena, già più giovane consigliere regionale del Pdl e oggi più giovane capogruppo regionale del medesimo Pdl. Volto nuovo slogan "nuovo": «Basta coi privilegi, taglio alle spese!», si è messa subito a declamare, fiutata l'aria.

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di Angiris Panagopoulos

«Ci troviamo in mezzo a una dura guerra tra le forze del lavoro e il grande capitale globalizzato. Una guerra dichiarata dai famosi mercati contro i popoli e le loro società. La Grecia si è trovata nella prima linea di questa guerra e Syriza nella prima trincea dove si combatte duramente per la sopravvivenza».

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Intervista Luciano Canfora
di Paolo Valentini

Ce lo chiede l'Europa. Quante volte abbiamo sentito questa frase rintronare le nostre orecchie? Quante volte i media ci hanno riportato alla cruda realtà immobile dei tempi moderni, al diktat incontrovertibile che da Bruxelles, scivolando astioso verso le Alpi e infrangendosi violento e impietoso su Roma e il suo palazzo, è entrato nelle case di tutti gli italiani. Ce lo chiede l'Europa e tutto smette di essere complesso. Tutto diventa unilaterale. Sul tema, purtroppo, la sinistra esprime posizioni subalterne.
Luciano Canfora ha un'idea precisa su questo. Ha da poco pubblicato un libro per Laterza (È l’Europa che ce lo chiede. Falso!) in cui analizza la condizione attuale, smascherando senza pietà le trappole e i luoghi comuni che buona parte della classe politica, anche quella di sinistra, continua a ripetere fino allo sfinimento.

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Intervista a Paolo Ferrero
di Giorgio Salvetti

Paolo Ferrero, adesso che il matrimonio tra Bersani e Vendola è ufficiale, e Casini prima o poi sembra destinato a convolare a nozze con il centrosinistra, non rischiate l'isolamento?
Il governo Monti per noi non è una parentesi ma un governo costituente. E' il tentativo di uscita a destra dalla crisi della seconda repubblica, basta guardare allo smantellamento dello stato sociale, all'accettazione oggettiva delle politiche neoliberiste, al rapporto con l'Europa e i poteri forti, e al lavoro. Alcuni di questi provvedimenti sono binari per il futuro, costringono i prossimi governi a seguire la stessa linea: il fiscal compact obbliga l'Italia a tagliare 45 miliardi all'anno per venti anni. L'idea del Pd secondo cui adesso si dice sempre di sì a Monti ma finita la legislatura si riaprirà il gioco democratico è vuota di contenuti se non si chiarisce fin da ora che certi provvedimenti verrano totalmente rivisti: il fiscal compact, la riforma delle pensioni, l'attacco all'articolo 18. Altrimenti il fatto che al governo ci saranno le destre o il centrosinistra costituirà solo una variante ad un quadro prefissato. Per questo Nichi fa un grave errore ad aderire alla proposta del Pd.

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Intervista a Paolo Ferrero
di Daniela Preziosi

«Il No Monti day è la prima manifestazione dell'autunno esplicitamente contro Monti e il montismo. E cioè contro i provvedimenti del governo ma anche contro il suo indirizzo di politica economica. Che poi è l'applicazione della lettera della Bce e degli accordi europei: pareggio di bilancio in Costituzione, fiscal compact, riforma delle pensioni, abolizione dell'art.18 e spending review. Cinque pilastri che ingabbiano le politiche dei prossimi anni. Per questo Monti dice che 'può lasciare tranquillo': è come se avesse solidificato la sua politica e costruito i binari entro cui deve correre il prossimo governo». Paolo Ferrero, segretario Prc, ha appena iniziato la raccolta delle firme sul referendum per l'abolizione della legge Fornero, oltreché dell'art. 18 e l'art.8: «Se passasse, di fatto salta il fiscal compact».

Quindi a lei non importa che Bersani dica no al Monti bis?
La partita non è Monti sì o Monti no, ma se il futuro governo resta su questi binari o cambia strada.

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Intervista ad Alfonso Gianni
di Checchino Antonini

Tra la sinistra e il Pd c'è il fiscal compact: Alfonso Gianni spiega a Ombre rosse la ragioni che, per la prima volta, hanno articolato il dibattito dell'assemblea nazionale di Sel fino a produrre una votazione differenziata sul documento finale. E' accaduto lo scorso 31 agosto ma la questione dell'alleanza di Sel col Pd è un tema caldissimo dentro e fuori il soggetto politico scaturito dalla scissione post Chianciano. Alfonso è uno dei componenti dell'assemblea nazionale di Sel, proveniente da Rifondazione - che contribuì a fondare - e, nell'ultimo governo Prodi è stato sottosegretario allo Sviluppo economico.
Credi che sia possibile una sinistra di governo efficace dentro un contesto segnato dal fiscal compact?

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di Francesco Piccioni

Delle sigle sindacali che hanno promosso il «No Monti Day» l'Usb è la più grande, comunque l'unica che risulta da processi di fusione - anziché di divisione - nella galassia del sindacalismo di base. Paolo Leonardi ne è uno dei coordinatori nazionali.

Un sindacato dovrebbe avere il polso dei malesseri sociali più di quanto non lo abbiano ormai i partiti. Come siete arrivati a dire «serve una manifestazione così»?
L'Usb ha un insediamento sociale importante. Il radicamento nei territori e nei luoghi di lavoro, pubblici e privati, ci dà un quadro allarmante della situazione sociale e lavorativa.

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