ciedi Iside Gjergji
A. H., cittadino marocchino, viveva con la famiglia e lavorava come artigiano a Gioia Tauro quando la polizia lo ha trovato senza documenti e portato nel Cie di Isola Capo Rizzuto. Una volta arrivato nel centro è stato costretto a permanere – come egli ha poi raccontato al Tribunale di Crotone – in condizioni igieniche precarie, in ristrettezza di pasti e di luoghi all’aria aperta. Il 9 ottobre 2012, A. H. scopriva che sua madre era in coma. Chiedeva di poter andare a visitare la madre, ma il permesso gli veniva negato. Fu così che prese la decisione di protestare contro la restrizione della sua libertà e contro quelle condizioni di vita, che – secondo quanto dichiarato da A. H. al giudice – ‘manco gli animali’ conoscono.

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lavoratori2

di Luigi Ficarra

Lo Statuto dei lavoratori è una legge di attuazione costituzionale. Con esso si afferma che i lavoratori non vendono solo la merce forza lavoro al capitale ma sono anche soggetti di pieno diritto come stabilito...

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Jolanda Bufalini


120125lavoroRicerca Ocse sull'aumento delle disparità di redditto. In tutto il mondo sviluppato il gap aumenta. In Italia il reddito medio del 10% benestante è 10 volte superiore al reddito da lavoro minimo.
I precari dell'Istat che «hanno fornito gli indicatori e le misure della diseguaglianza», protagonisti e, al tempo stesso, oggetto della ricerca dell'Ocse sulle diseguaglianze, hanno salutato il ministro Elsa Fornero con uno striscione nell'Aula magna dell'Istituto di Statistica, ispirato al titolo della ricerca: «Precarious We Stand». Un inflessibile Enrico Giovannini non ha dato loro la parola ma il ministro ha assicurato: «I precari di tutta Italia sono nel cuore del governo». Viviamo in un paese dove i poveri restano poveri, i ricchi sposano i ricchi, dove le diseguaglianze sono aumentate anche negli anni in cui cresceva l'occupazione, smentendo l'idea che «i benefici della crescita economica ricadano sulle classi meno abbienti e che una maggiore diseguaglianza stimoli la mobilità sociale».

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120925marchionnedi Ritanna Armeni
Non è un atteggiamento estremista e tantomeno un capriccio quello che ha spinto Susanna Camusso, segretaria del più grande sindacato italiano, a non firmare l’accordo sulla produttività. E quell’accordo oggi non è solo privo della firma di “un sindacato”, come dicono tutti i giornali e i telegiornali, dando di fatto alla Cgil che dice no un ruolo residuale. Quel rifiuto –è bene non dimenticarlo –è della maggiore confederazione, che, osservando la sua storia, non si può certo accusare di sovversivismo. È un no che pesa. Susanna Camusso aveva ed ha le sue buone ragioni per rifiutare le proposte e l’ideologia ad esse sottesa, nonché le bugie e le mistificazioni che di esso sono cresciute intorno a quell ’intesa.
Gli aumenti salariali – questo dice la vulgata del governo e dei mass media – devono andare a quei lavoratori che producono di più, quindi devono essere spostati nella contrattazione azienda per azienda.

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121106istatdi Mario Pianta
Scontri ad Atene mentre il parlamento vota le nuove misure draconiane di austerità. Occhi chiusi a Berlino di fronte agli effetti delle politiche imposte alla periferia d'Europa.
Scontro aperto a Bruxelles tra Europa e Gran Bretagna sul prossimo bilancio dell'Unione. A Londra il governo è spinto a fare la voce grossa contro la Ue mentre c'è chi pensa a un referendum per uscire dall'Europa.
Di fronte alla recessione che colpisce l'intera area euro, ieri a Francoforte la Bce non ha ridotto i tassi e Mario Draghi ha elogiato come «stupefacente» il risultato del consolidamento fiscale dell'eurozona, che della recessione è una delle cause. La disoccupazione è quasi ovunque record e la crisi morde anche nel "centro", colpendo la base produttiva in Francia e le esportazioni in Germania.

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120202manifestazione69È  morto Pino Ferraris. Per me un esempio di vita, un maestro, un amico e un punto di riferimento politico. Da lui ho imparato che il socialismo, la trasformazione nasce dal basso, dall'autorganizzazione consiliare e che questa autorganizzazione deve essere in grado di capire il capitale per poterlo sconfiggere. Da lui ho avuto una testimonianza di rettitudine morale e politica mantenuta nel corso di tutta una vita. Il punto su cui tornava sempre era il '69 operaio torinese. Lui era segretario dello PSUIP di Torino e si batté affinché i Consigli di Fabbrica non diventassero solo organismi sindacali ma diventassero organismi politici, struttura dirigente di un movimento politico di massa contro il capitale. Pino venne sconfitto in quella battaglia che lui ha sempre ritenuto - penso a ragione - decisiva. Dietro quell'aria mite e da studioso, Pino la rivoluzione in Italia ha provato a farla sul serio. Ora non c'è più, compito nostro non disperdere questa memoria. Caro Pino, riposa in pace.

Paolo Ferrero

121128sanitadi Michela Giachetta
«Signora, suo padre non può stare qui, non abbiamo più posti letto. Sa, i tagli…Dobbiamo trasferirlo in una clinica convenzionata ». Francesco, il padre della signora Anna, ha addosso tre infarti, 5 by pass e 90 anni. Una sera si è sentito male, i parenti lo hanno trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna, quello più vicino alla zona in cui abita. I controlli e l’esito: «Ha poco ferro, servono trasfusioni». Ma al Maggiore non hanno posto. Francesco viene trasferito a Villa Chiara, clinica convenzionata. Nella stanza in cui lo ricoverano c’è un altro paziente, ma un solo tavolino da letto per poter mangiare. Devono fare a turno. Mancano i pappagalli usa e getta per le urine.

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ingroiarivoluzionedi Antonio Ingroia
Buongiorno, dottor Ingroia, bentornato in Italia”, la voce gentile dell'hostess Alitalia mi sveglia. Sono le 7 del 7 gennaio. Mi affaccio dal finestrino e vedo le luci dell'alba che illuminano ll'Appennino. Sul monitor dell'aereo le immagini di Prometeus, l'ultimo film dell’immaginifico Ridley Scott. Il protagonista si interroga sulle domande cruciali : “ Da dove veniamo? Qual è il nostro scopo? ”, nella storia aggiornata del mito del titano Prometeo che voleva dare alla razza umana piena dignità e perciò venne cacciato dall'Olimpo. Le domande cruciali che ogni tanto bisogna porsi nella vita per non vivere alla giornata. Per avere obiettivi alti, ambiziosi.

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120610regionesicilianadi Franco Astengo
Il riferimento contenuto nel titolo non è rivolto tanto alle “primarie di coalizione” lanciate ieri dalla Direzione del PD (prontamente imitata, mi pare, anche dal PDL, non si capisce bene se per gli incarichi interni o per la futura proiezione elettorale) ma piuttosto all’apparire, nel variegato scenario della residua sinistra italiana, del solito appello sottoscritto dai più o meno soliti intellettuali per sostenere la candidatura (non nuova, peraltro) di Claudio Fava alla presidenza regionale della Sicilia (la consultazione elettorale avrà luogo nel prossimo ottobre).
Prescindendo dalla stima che si può nutrire nei riguardi del soggetto prescelto, sorprende, invece, che non si apra mai una riflessione e non si tragga mai un bilancio di questa, più recente, stagione politica contrassegnata appunto dall’introduzione, all’interno del sistema politico italiano, del meccanismo del maggioritario, dell’elezione diretta, delle primarie (ovviamente “non regolamentate” all’italiana, senza che mai si provveda alla determinazione preventiva dei richiedenti diritto a partecipare, che rimane l’elemento fondamentale da attuarsi per definire i contorni di regolarità di una competizione di questo genere: i casi Napoli e Palermo dovrebbero pur aver insegnato qualcosa, almeno sotto questo profilo).

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