121126fiomdi Paolo Ciofi
C'è una constatazione da fare in questo contrastato autunno italiano. Se non si estende una forte mobilitazione popolare e di massa volta a rovesciare le scelte del governo Monti, che in nome dei vincoli europei colpisce la stragrande maggioranza, vale a dire i lavoratori presenti e futuri, e se non cresce nel Paese il conflitto per l'uguaglianza e la libertà, che la Costituzione fondata sul lavoro riconosce e tutela, il destino degli italiani sarà inevitabilmente segnato dall'immiserimento materiale e morale, la democrazia verrà amputata e l'Italia condannata a un doloroso declino.
Le lotte democratiche degli studenti e degli operai, dei giovani e dei pensionati, uomini e donne, non solo sono necessarie.
Svolgono anche un'insostituibile funzione per contrastare un vero e proprio arretramento di civiltà, e aprire la strada a un nuovo modello sociale. La retorica, come la mistificazione della realtà fattuale, non fa crescere una moderna coscienza civile e di classe, indispensabile per trasformare la società. Ma non è retorica sostenere che la condizione sociale del Paese - per troppo tempo colpevolmente ignorata anche dai media - sia diventata drammatica, al limite della rottura.

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121126treno calabriadi Silvio Massinetti
Il giorno dopo la strage l'attenzione si concentra sui passaggi a livello affidati a privati. In effetti la Calabria ne è piena. Ma si tratta di un ballon d'essai. Uno specchietto per le allodole che nasconde il vero problema. Lo stato medievale in cui versa il sistema ferroviario nella punta dello Stivale e, segnatamente, quello della costa jonica. L'ecatombe di braccianti romeni, travolti dal regionale Metaponto-Reggio, nell'agro rossanese, non è stata, infatti, una casualità. Ma una tragedia, purtroppo, attesa a queste latitudini. E non è cavillando sulla normativa, il Dpr n. 573 del 1980 che regola i passaggi a livello, come fanno in queste ore i vertici del ministero dei Trasporti e di Trenitalia, che si affrontano i problemi.
Come da prassi la Procura di Rossano ha aperto una inchiesta sull'incidente.
L'ipotesi di reato è di omicidio colposo plurimo e al momento non ci sono indagati. Si stanno verificando eventuali responsabilità nell'apertura dei varchi per attraversare i binari.

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121126bracciantidi Gaetano De Monte
Correva l’anno 1982, e la Puglia, per la quantità, e l’apprezzabilità delle sue produzioni agricole, era chiamata la California d’Italia. Trent’anni dopo, centinaia di miglia di ceppi di piante lasciate agonizzare, bocche delle condotte d’acqua arrugginite, e numerosi terreni all’asta, mostrano il volto agricolo della recessione.
Una crisi che investe l’intero comparto, in tutto il territorio pugliese: la Capitanata per la raccolta del pomodoro, il barese per i frutteti, il tarantino per l’uva da tavola. Basta dare un’occhiata all’albo degli avvisi giudiziari, per rendersene conto. Sono all’incanto, infatti, più di mille terreni destinati a coltivazioni o allevamenti, quasi seicento nella sola provincia di Taranto. Ed è la zona occidentale, l’area della Conca d’oro, sull’asse che da Massafra arriva fino all’agro metapontino, quella più in difficoltà.

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121126studentidi Fabio Marcelli
Penso che le manifestazioni che hanno percorso ieri le strade di Roma e di altre città italiane abbiano avuto un significato importante, per vari motivi.
In primo luogo perché hanno dimostrato la capacità degli studenti di evitare il trabocchetto repressione-risposta-repressione, nel quale sono cadute molte generazioni precedenti, compresa la mia. Al di là di qualche slogan da stadio, che continuo a non condividere, contro polizia e carabinieri, il corteo ha mostrato una forte autodisciplina e capacità di manifestare in modo pacifico sotto i palazzi del potere, raggiungendo l’obiettivo che solo la sproporzionata offensiva poliziesca di mercoledì scorso aveva impedito.

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121126marxdi Giorgio Meletti
Una generazione cresciuta nell’attesa della rivoluzione rischia di invecchiare con l’incubo di uscire dal capitalismo marciando verso un nuovo feudalesimo. Non è uno scherzo, come non lo è l’accordo che le parti sociali hanno firmato mercoledì scorso a palazzo Chigi. Il punto 7 rimette indietro di 150 anni le lancette della storia: “Le parti ritengono necessario che la contrattazione collettiva si eserciti, con piena autonomia, su materie oggi regolate in maniera prevalente o esclusiva dalla legge”. I sindacati ottengono di vedersela con i padroni, liberamente, senza che la forza della legge intralci il libero dispiegarsi dei rapporti di forza su materie come l’orario di lavoro e il cosiddetto demansionamento, che oggi il codice civile semplicemente vieta.

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