Elections-in-Greece

dichiarazione di Fabio Amato*

Il risultato delle elezioni greche rappresenta un fatto storico per la sinistra europea. Viene rotto in modo stabile il bipolarismo delle banche, rappresentato dai governi socialdemocratici e conservatori, e  Syriza si afferma nettamente come seconda forza politica del paese, con un aumento impressionante di consensi, soprattutto fra i giovani e nei centri urbani. Solo una legge elettorale truffa permette ai conservatori di Nuova Democrazia e ai loro alleati della grande coalizione, i socialisti, di poter avere una maggioranza in Parlamento.

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121107cinquecubadi Geraldina Colotti
Dopo un lungo e controverso iter giuridico, il caso degli agenti cubani prigionieri negli Usa potrebbe essere riaperto: «Aiutateci», dicono i familiari. Ma molto dipende da Obama
«I giovani sono il futuro, devono avere a cuore la libertà». Con l'entusiasmo dei suoi 24 anni e l'ausilio di una solida formazione politica, Ailí Labañino Cardoso parla a un'aula gremita di ragazze e ragazzi: quarte e quinte del liceo Morgagni, venute ad ascoltare la figlia di Ramon, uno dei 5 agenti cubani prigionieri nelle carceri nordamericane da 14 anni, condannati all'ergastolo o a pene pesanti.

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venezuela cinadi Geraldina Colotti
«Desarrollo soberano». Questo l'imperativo categorico del governo bolivariano, che si serve del protagonismo cinese per fornire elettrodomestici a basso costo alla popolazione.
«Dobbiamo immaginare un modello di sviluppo che tenga conto della natura. Abbiamo un'unica nave, la terra, non possiamo farla affondare». Edmée Betancourt, ministra del Commercio e dello sviluppo, ci riceve negli uffici del Bandes, il Banco de Desarrollo economico y social de Venezuela. Intorno, pulsa il caos di Caracas, una città in grande trasformazione, « ma ancora indietro per quel che riguarda la raccolta dei rifiuti», dice la ministra, che mostra le immagini di alcuni progetti-pilota per la raccolta differenziata. Un obbiettivo ancora lontano, per le inadempienze di certe amministrazioni locali, ma anche «per l'assenza di formazione», sostiene Betancour.

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121009venezueladi Geraldina Colotti
Nonostante le immense riserve di greggio che il paese può vantare, per promuovere il benessere della comunità il «proceso bolivariano» deve lottare contro l'evasione fiscale e la corruzione. Ma le grandi imprese e i grandi capitali non versano volentieri le imposte dovute
«Fai il tuo dovere, versa quanto richiesto dallo Stato, così il governo può avere le risorse necessarie per promuovere il benessere della collettività». In ogni angolo del Venezuela, vicino alle innumerevoli pubblicità educative rivolte ai cittadini, spicca la campagna contro l'evasione fiscale: va bene che c'è il petrolio, di cui il governo si serve per ampliare le misure sociali, ma non può durare così in eterno, anche i cittadini devono contribuire.

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venezueladi Marco Consolo
Da domenica scorsa, la mappa politica venezuelana si è colorata ancor più di rosso. Ancora una volta chiamata alle urne, la maggioranza dei venezuelani ha scelto di appoggiare i candidati del processo bolivariano.  
Domenica infatti si è votato per le elezioni regionali dei 23 governatori degli Stati e per i  parlamenti regionali.  E ben 20 dei 23 Stati che formano la Repubblica Bolivariana del Venezuela sono stati vinti dai candidati del Gran Polo Patriottico - l’alleanza che sostiene il governo di Chávez -, che rimarranno in carica per i prossimi 4 anni.  L’alleanza non solo consolida la vittoria negli Stati dove governava, ma riesce anche a strappare  all’opposizione Stati chiave come Zulia e Táchira, oltre allo Stato industriale di Carabobo (con una importante presenza di miniere statali e contraddistinto da conflitti operai dell’industria siderurgica), Monagas e Nueva Esparta (Isola Margarita) in mano all’opposizione da anni.

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di Paolo Ferrero

Con Monti continua il conto delle vittime: a quando il ritiro dei militari italiani? Via subito dall'Afghanistan, senza se e senza ma. Lo chiediamo da anni ma i militari italiani continuano a fare la guerra e a morire...

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121108obamaromneydi Marcello Musto
A dispetto del mito del melting pot americano, fenomeno presente nelle città più cosmopolite, ma non certo nella maggior parte del paese, gli Stati Uniti sono una nazione ancora profondamente condizionata dalle appartenenze etniche.
Dall'inizio del XXI secolo, la comunità ispanico-latina, pari al 16% dell'intera popolazione, è divenuta la principale minoranza e si prevede che nel 2050 sia destinata a superare la soglia del 30%. La componente afroamericana costituisce, invece, circa il 13% dei cittadini statunitensi (alla fine del Settecento, in piena era schiavistica, rappresentava un quinto della popolazione) e il suo 57% vive negli stati del sud, dove sono concentrate anche le uniche 106 contee, su oltre 3.000, nelle quali la popolazione nera supera la metà del totale. Mississippi, Louisiana, Georgia, Maryland e Washington D.C. sono gli stati dove gli afroamericani oscillano tra il 30% e il 50% degli abitanti; mentre Carolina del Sud, Alabama, Carolina del Nord, Delaware e Virginia sono quelli in cui la stessa percentuale si aggira tra il 20% e il 25%.

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120426vidaldi Anna Maria Merlo

Parla Dominique Vidal, storico ed esperto di destre europee.
Il 18% di Marine Le Pen continua a far discutere. E' stato un voto dovuto alla crisi, un grido di dolore oppure c'è un'adesione alle tesi estremiste, al nazionalismo e alla xenofobia? Ne discutiamo con Dominique Vidal, giornalista e storico, collaboratore de Le Monde Diplomatique, che di recente, assieme a Bernard Badie, ha curato l'edizione del 2012 de L'Etat du Monde (ed. La Découverte), dove ha pubblicato un articolo sulle «Destre estreme in Europa, strategie e identità.
Il 35% del voto delle classi popolari è andato a Marine Le Pen. Come si spiega?
C'è una serie di elementi. In primo luogo, la gravità della crisi. Una parte della popolazione si sente abbandonata, si tratta in particolare della Francia rurale, quella delle villette delle periferie lontane, dei paesini dove non c'è la Posta, il Comune apre poche ore, non c'è più il caffè, dove c'è una disoccupazione massiccia, ci sono pochi soldi, le famiglie il 20 del mese hanno il portafoglio vuoto.

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izquierdaunidadi Giuseppe Grosso
«I dirigenti hanno capito il messaggio della base e hanno anteposto l'obiettivo politico a qualsiasi altra questione. C'è un grande dibattito interno, ma non c'è scontro». Su queste premesse è stata costruita la rielezione unanime di Cayo Lara (candidato unico, espressione dell'accordo delle varie correnti del partito) come coordinatore generale di Izquierda Unida. Un risultato annunciato, sancito nel corso della decima assemblea federale di Iu, che si è celebrata a Madrid da venerdì a domenica scorsi.
Cayo Lara (790 voti favorevoli, nessuno contrario, 52 nulli e 89 in bianco) ha raccolto così il consenso trasversale dell'assemblea e la responsabilità di governare il partito nelle acque tempestose della crisi.

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