Lidia Menapace
Vorrei intervenire sul conservatorismo che Sacconi, Marchionne e Monti deprecano, per battersi -come dicono- per la novità, la modernità, il cambiamento. Anche il fascismo -ricordiamolo- chiamò rivoluzione una restaurazione e reazione delle più feroci accompagnata però da momenti di "modernizzazione". Credo infatti che il cavallo di Troia per fare un'operazione reazionaria sia proprio la modernità.
Sacconi accusava di conservatorismo i sindacati agenti del conflitto sociale, e chiamava la sua proposta di arbitrato obbligatorio una modernizzazione: in verità l'arbitrato obbligatorio è una nota caratteristica dell'ordinamento corporativo, non sindacale, del conflitto sociale e la forma di gestione corporativa di esso ha un nome storicamente determinato: Feudalesimo, quando dalla schiavitù si passa alla semilibertà della servitù della gleba. Non so se mai qualcuno abbia rimproverato i servi della gleba di essere conservatori, se non volevano diventare Lanzichenecchi (la mobilità in uscita, allora "moderna").