CULTURA

Il governo Berlusconi ha tagliato drasticamente i fondi destinati alla produzione culturale mettendo in atto una riforma dei settori basata sulla privatizzazione dei saperi e della conoscenza i cui effetti disastrosi sono ormai sotto gli occhi di tutti: hanno chiuso o stanno chiudendo i teatri (il Duse di Bologna); sono a rischio per mancanza di fondi le fondazioni lirico-sinfoniche - che necessitano invece di una profonda riforma che le trasformi in luoghi pubblici di conservazione della memoria, trasmissione della tradizione ma al tempo stesso spazi aperti al territorio, alla sperimentazione, alla produzione culturale, alle scuole e alle università; chiudono le sale cinematografiche “di città”; il nostro patrimonio culturale sta degradando sempre più. Gli effetti sul lavoro saranno disastrosi: si avrà non solo una drammatica estensione della disoccupazione, ma ci saranno ripercussioni altrettanto drammatiche in tutte le attività di impresa dell’indotto, che è estesissimo.

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Dopo il cosiddetto “Rinascimento napoletano”, promesso dal Bassolino sindaco e solo in minima parte attuato durante il suo mandato , la nostra città versa, ormai da oltre un quinquennio, in una condizione drammatica sotto molteplici aspetti. Una criminalità organizzata sempre più forte e padrona del territorio -a dispetto delle dichiarazioni entusiastiche e di mera propaganda del ministro Maroni - ; la disoccupazione in crescita esponenziale, soprattutto tra i giovani; la sanità allo sfascio e, su tutto, l’inenarrabile vergogna dello scandalo dei rifiuti, che ha consegnato al mondo intero l’immagine di una Napoli che costerà fatica far dimenticare, disegnano il quadro sconfortante che ci si presenta alla vigilia delle elezioni amministrative per il rinnovo della carica di sindaco.

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Futuro, Lavoro, Dignità

Per le ragazze e i ragazzi, le donne e gli uomini in ogni età della vita

LA SOLUZIONE C’E’ !

Sostenendo il reddito dei più deboli

Tagliando le tasse ai lavoratori e pensionati, Introducendo un reddito sociale per i disoccupati, garantendo la cure agli anziani non autosufficienti.

Come?

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Continua l’opera di distruzione della cultura italiana, delle sue istituzioni e del suo patrimonio da parte del governo Berlusconi. Mentre è ancora in atto la lotta dei lavoratori e di tutte le organizzazioni del cinema italiano contro il rischio di speculazione immobiliare nell’area di Cinecittà, oggi a causa dei tagli al Fondo unico dello spettacolo è a rischio la vita stessa di Cinecittà Luce.

Con un finanziamento per il 2011 di soli sette milioni e mezzo, si decreta di fatto la morte di una istituzione prestigiosa e conosciuta in tutto il mondo, di un archivio che possiede materiali di valore storico inestimabile, di un’attività insostituibile e vitale per il cinema italiano, in particolare in un momento di crisi come quello attuale: la produzione di documentari e di opere prime e seconde, la distribuzione di film d’autore, la promozione in Italia e all’estero. Tutto questo avrà inoltre ripercussioni enormi sui posti di lavoro di tutto il settore.

Rifondazione comunista chiede che Cinecittà torni ad essere un’istituzione interamente pubblica sostenuta da finanziamenti certi per poter ritornare a svolgere il suo ruolo istituzionale di volano della produzione cinematografica di qualità. I fondi ci sono: mentre si tagliano le risorse per la scuola, l’università, la ricerca e la cultura, le spese militari nel nostro paese sono aumentate del 49 percento rispetto al 2000. Il nostro paese ha bisogno di investimenti in cultura e conoscenza, non in armamenti.

Stefania Brai
Responsabile nazionale cultura Prc

Roma, 8 marzo 2011

La nomina dei nuovi direttori del teatro Argentina di Roma e del Mercadante di Napoli è l’ennesima prova della volontà di questo governo di distruggere il pluralismo culturale, la libertà d’espressione, la ricerca, l’innovazione e la sperimentazione. La cultura fa paura e va controllata, con tutti i mezzi. Ma è la prova anche dell’inesistenza di una vera opposizione istituzionale con un progetto culturale alternativo.

Le nomine delle direzioni artistiche dei teatri stabili devono avvenire in base a concorsi pubblici e su progetti culturali almeno triennali, altrimenti finiranno sempre nelle mani dell’ assessore di turno, più o meno “illuminato”.

Lo spettacolo dal vivo ha bisogno di una vera riforma di sistema, di poter contare su risorse certe e su metodologie trasparenti; i teatri pubblici devono poter diventare luoghi realmente pubblici di formazione, di sperimentazione e di ricerca, legati al territorio e aperti ai giovani e alle scuole.

Stefania Brai
Responsabile nazionale cultura Prc

Roma, 21 dicembre 2010

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