ReportReport è la principale trasmissione d'inchiesta della televisione italiana, quella con il miglior rapporto costo-ascolti e il più alto indice Qualitel.

Report è una trasmissione di servizio pubblico che ogni anno, solo di pubblicità, porta nelle casse della Rai quasi 5 milioni di euro a fronte di un costo di poco più di 2 milioni.

Report è il programma di approfondimento giornalistico che ha raccolto più riconoscimenti in Italia e all'estero.

Report è uno dei simboli del servizio pubblico.

La Rai ha confermato Report nel palinsesto autunnale, eppure il futuro della trasmissione è concretamente a rischio. Perché apprendiamo che la Direzione Generale dell'azienda intende sospendere la copertura legale al programma. È chiaro che per Report libertà d'informazione significa potersi difendere dalle querele per diffamazione e dalle cause per risarcimento danni, che possono avere anche un carattere intimidatorio. Report, in questi anni, ha affrontato decine di cause e non ne ha mai persa una.

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libert-di-stampa

Fra pochi giorni l'Autorità per le comunicazioni potrebbe votare un provvedimento che metterebbe il bavaglio alla rete, arrivando perfino a chiudere siti internet stranieri in modo arbitrario e senza controllo giudiziario. Inondiamo i membri dell'Autorità di messaggi per difendere la nostra libertà d'informazione su internet!

Il nostro governo ha lanciato un nuovo attacco alla libertà di accesso all'informazione, e fra qualche giorno un organo amministrativo sconosciuto ai più potrebbe ricevere poteri enormi per censurare internet.

L'Autorità per le comunicazioni, un organo di nomina politica, sta per votare un meccanismo che potrebbe perfino portare alla chiusura di qualunque sito internet straniero - da Wikileaks a Youtube ad Avaaz! - in modo arbitrario e senza alcun controllo giudiziario. Gli esperti hanno già denunciato l'incostituzionalità della regolamentazione, ma soltanto una valanga di proteste dell'opinione pubblica può fermare questo nuovo assalto alle nostre libertà democratiche.

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110630fantozzidi Roberta Fantozzi

E' un pessimo accordo, oltre le peggiori previsioni. Un accordo che interviene su tutti i temi decisivi del rapporto di lavoro: democrazia e rappresentanza e dunque validità degli accordi, esercizio del conflitto, modello contrattuale. Quei temi che hanno motivato la lunga divisione tra Cgil da una parte, Cisl e Uil dall'altra e rinunciando ai quali ora la Cgil, a prezzo di una regressione pesantissima, "rientra in gioco", assumendo la sostanza del modello fin qui contrastato. Le ambiguità di quel contrasto, la volontà evidente di rientrare nella partita, nulla tolgono infatti alla cesura drammatica che si è prodotta con la firma di ieri.

E' un pessimo accordo, oltre le peggiori previsioni. Un accordo che interviene su tutti i temi decisivi del rapporto di lavoro: democrazia e rappresentanza e dunque validità degli accordi, esercizio del conflitto, modello contrattuale. Quei temi che hanno motivato la lunga divisione tra Cgil da una parte, Cisl e Uil dall'altra e rinunciando ai quali ora la Cgil, a prezzo di una regressione pesantissima, "rientra in gioco", assumendo la sostanza del modello fin qui contrastato. Le ambiguità di quel contrasto, la volontà evidente di rientrare nella partita, nulla tolgono infatti alla cesura drammatica che si è prodotta con la firma di ieri.

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davide_pappalardoCominciamo col dire quello che di solito stampa e tv non dicono sui referendum: è stata innanzitutto una vittoria dei comitati e di coloro, noi tra questi, che ci hanno creduto sin dall’inizio e che hanno creato un tessuto sociale pronto a recepire il messaggio.

E’ stata una vittoria contro le politiche neoliberiste, enfatizzate a destra e purtroppo anche in certa parte di quella che viene definita sinistra.

Per lungo tempo ci siamo sentiti dire che occorreva privatizzare per rendere più efficiente un servizio e per avere una più vasta gamma di scelta per un determinato prodotto. I disastri sociali di queste politiche sono sotto gli occhi di tutti e questo “potere taumaturgico” del mercato è stato utilizzato persino quando si è trattato di beni indispensabili per la vita. A questa logica ora è stato dato un primo forte stop.

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fantozzi1di Roberta Fantozzi

Non si preannuncia un luglio in cui sia possibile "tirare il fiato", dopo l'impegno delle amministrative e dei referendum. Ed anzi, all'opposto, è necessario attrezzare l'iniziativa agli scenari pesantissimi che abbiamo di fronte, ora che - passati gli appuntamenti elettorali - il governo si appresta a varare la manovra economica, su cui da giorni si rincorrono le indiscrezioni. Il contesto, come è noto, è quello dell'Euro Plus Tact, la cui approvazione definitiva è stata rinviata ieri dal parlamento europeo, ma i cui contenuti di fondo non sono modificati, a partire dal perseguimento ad ogni costo dell'obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014 e della riduzione del debito a tappe forzate: ogni anno un ventesimo della differenza tra il debito di ogni paese e il vincolo di Maastricht del 60%.

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