di Domenico Moro

E così siamo arrivati a duemila miliardi di debito. La notizia mette i brividi ma è vera, ed è forse l’ultimo regalo fatto al l ’Italia dai (presunti) risanatori Tecnici. Come può essere accaduto, dopo tanto rigore, dopo dodici mesi di lacrime e sangue? Da più di un anno si è affermata la vulgata secondo cui l’aumento del debito pubblico porta alla crescita degli interessi e dello spread. A questo concetto è connessa l’idea che una politica di rigore, riconducendo sotto controllo il debito, può ridurre spread e interessi. Il Presidente Napolitano, proprio allo scopo di risolvere la situazione di crescita del debito e salvare l’Italia dall’insolvenza e dal baratro, ha nominato Monti che ha applicato una politica di rigore.

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di Roberto Musacchio

E adesso, tutti nel Pd? Metto giù la domanda in modo volutamente molto diretto. E non lo faccio per banalizzare o per demonizzare, anzi. Lo faccio perché la discussione mi pare aperta ed anche sensata. Anzi, facciamo ancora meglio. Diciamo che se pure nessuno lo pensasse mi parrebbe opportuno porsi il tema. Per correttezza dico subito che io non sono d’accordo, ma che appunto considero la domanda ineludibile.
Mi approfitto di essere fuori da contesti che richiedono prudenza e tatto per affermare pero’ che se si vuole realmente essere contro i populismi si deve anche ridare chiarezza alla politica, alle azioni che si fanno, agli scenari cui si pensa. Un tempo lontano la discussione reale era consegnata, nei partiti comunisti, ai gruppi dirigenti più o meno ristretti per preservare il proprio popolo dai traumi. Gli effetti di questa prassi li abbiamo conosciuti in forme drammatiche. Ma almeno allora qualcuno discuteva.

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di Massimo Villone

Lo speciale borsino della legge elettorale segue i mercati finanziari, ma in proporzione inversa. Se lo spread sale, la probabilità che si vada a votare con una legge nuova scende; se lo spread cala, la probabilità aumenta.
La variabile decisiva è il tempo. Se la crisi si aggrava, cresce la spinta a votare presto, magari già a novembre; il contrario, se c'è qualche segnale di miglioramento. Il tempo disponibile per cambiare il sistema elettorale non si calcola però guardando alla data del voto, ma a quella della indizione delle elezioni e della convocazione dei comizi elettorali, che cade almeno 45 giorni prima del voto, e che segna l'inizio delle procedure preelettorali. Anche se la nuova legge volesse abbreviare i termini oggi previsti, potrebbe farlo solo in minima misura.

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di Gennaro Carotenuto

È morta ieri la signora Ora Bassi Di Celmo, mamma di Fabio, che proprio ieri avrebbe compiuto 47 anni.  Fabio di Celmo non c’è più dal 1997, da quando il ragazzo genovese fu assassinato da una bomba piazzata in un hotel dell’Avana dall’agente della CIA Luís Posada Carriles. Quest’ultimo, che sta passando una dorata vecchiaia negli Stati Uniti e per il quale nessun governo italiano ha mai chiesto l’estradizione, rivendicò esplicitamente la morte di Fabio, dichiarando senza vergogna di dormire sonni tranquilli e che l’italiano era responsabile di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

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di Diego Novelli

È morto Adalberto Minucci. Aveva ottant'anni e da tempo era stato colpito da una grave malattia. Scompare con lui uno degli ultimi berlingueriani, essendo stato per oltre un decennio uno dei più stretti collaboratori del segretario generale del PCI Enrico Berlinguer.
Giovanissimo si era iscritto al Partito Comunista a Grosseto, dove aveva iniziato la sua attività di giornalista presso la "Gazzetta di Livorno".
Nel 1954 veniva trasferito a "L'Unità" edizione piemontese, mettendo subito in luce le sue doti di intellettuale profondamente legato alla classe operaia.

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di Daniela Preziosi

«La pazienza è finita. La porta che Rivoluzione civile ha lasciato aperta troppo a lungo da questo momento si chiude, ci rivedremo in parlamento». Antonio Ingroia a Roma presenta le liste rosso-arancioni e dichiara esaurita la fase del dialogo con Bersani. E chi - nel centrosinistra - sperava almeno in un gentlemen's agreement, resta deluso. Ieri i due si sono pizzicati per tutto il pomeriggio. «Abbiamo ricevuto proposte dietro le quinte, ma non possiamo accettare accordi: Monti è stato in continuità con Berlusconi e non possiamo dimenticare che il Pd ha appoggiato Monti e i provvedimenti che hanno colpito la gente», spiega Ingroia.

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di Domenico Moro

La Legge di stabilità ha iniziato il suo iter parlamentare da diversi giorni, sottoponendosi al vaglio della Commissione Bilancio.
Ancora non si è arrivati ad una riformulazione definitiva, sebbene si stiano delineando alcune modifiche nella trattativa che coinvolge il ministro dell’economia Grilli e i due relatori di maggioranza, Brunetta del Pdl e Baretta del Pd. 

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di Antonio Mazzeo

Dopo una notte tranquilla, i No Muos hanno lasciato i tendoni del presidio per occupare la strada che conduce all'ingresso della grande stazione di telecomunicazione della Marina militare Usa di Niscemi. La notte precedente, le violente cariche della polizia hanno consentito l'ingresso del camion gru che dovrà innalzare le tre mega antenne satellitari del Muos. Così è stato deciso di estendere il blocco a tutti i mezzi militari Usa e ai furgoni delle imprese chiamate a realizzare la nuova infrastruttura militare. Passano le ore, ma nessuno si presenta a lavoro. All'interno della base non si registra alcun movimento. Per oggi è chiaro che non si lavorerà.

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di Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena

Un autogol pazzesco, tanto da mettere in subbuglio la base del partito – costretta a difendersi l’indifendibile – e a soqquadro gli esistenti equilibri politici nel centrosinistra. Da Napoli, Luigi De Magistris non si capacita di tale svolta e lo invita a ritornare sui suoi passi, intanto ad Antonio Di Pietro non pare vero e in una conferenza stampa organizzata d’urgenza si candida a premier di una sinistra alternativa alle destre, a Monti, al liberismo. A cui molto probabilmente coinfluiranno Federazione della Sinistra, Verdi, il soggetto Alba, la Fiom, la lista dei “sindaci” e soprattutto pezzi di società civile. A questo punto c’è una sola domanda da farsi: Nichi Vendola farà autocritica o il legame a filodoppio col Pd – e l’idea di governare – è più forte di qualsiasi cosa?

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