di Andrea Scanzi

Per Lucio Dalla era, anzitutto, cerbottana. Qualcuno da cui imparare. Per osmosi, per palingenesi. “Roversi mi ha insegnato cose ininsegnabili. Tirandomi da lontano delle freccine con la cerbottana, mi ha fatto capire delle cose che non avrei mai capito né a scuola né da solo, né andando tre volte sul monte Sinai. Ho capito soprattutto l’organizzazione del pensiero della canzone, la parola, il segno, il senso, la forza”.
Roberto Roversi, poeta dolce e indomabile, severo e risorgimentale, è morto. Ieri, a 89 anni. Il 2012 ha falcidiato Bologna: Dalla, Stefano Tassinari, Roversi.

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di Maria R. Calderoni

Perfette. Attualissime. E perciò le trascrivo, sono solo diciassette righe. «Mezzo milione di emigrati, vale a dire quasi tutta la popolazione valida; l'agricoltura completamente abbandonata; le zolfare chiuse e sul punto di chiudere le saline; il petrolio che è tutto uno scherzo; gli istituti regionali che folleggiano; il governo che ci lascia cuocere nel nostro brodo...Stiamo affondando, amico mio, stiamo affondando...Questa specie di nave corsara che è stata la Sicilia, col suo bel Gattopardo che rampa a prua, coi colori di Guttuso nel suo gran pavese, coi suoi più decorativi pezzi da novanta cui i politici hanno delegato l'onore del sacrificio, coi suoi scrittori impegnati, coi suoi Malavoglia, coi suoi Percolla, coi suoi loici cornuti, coi suoi folli, coi suoi demoni meridiani e notturni, con le sue arance, il suo zolfo e i suoi cadaveri nella stiva: affonda, amico mio, affonda...».

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di Giovanna Loccatelli

Il discorso è in programma per le 19. All ’Ewart Memorial Hall, aula magna dell ’Università Americana del Cairo a Tahrir Square. L’entrata principale è in via Mohamed Mahmoud, conosciuta come la “strada dei graffiti”. La fila è impressionante: un lungo serpente umano che, alla prima occhiata, non sembra avere fine. Davanti il portone di legno: strepiti, urla, persone schiacciate contro il muro, ragazze che a mala pena riescono a respirare e chiedono - disperatamente - di uscire dalla calca. Una tensione tangibile. La sicurezza fa entrare studenti, giornalisti, cittadini, persone curiose, attivisti, rivoluzionari, intellettuali.

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di Stefano Galieni

Che la sua ora era vicina lo sapevamo da tempo ma poi è dura da mandare giù. Rina “Carla” Verbano per molti della generazione degli anni Settanta, ha ben presto smesso di essere ricordata unicamente come la madre di Valerio, il compagno ammazzato in maniera vigliacca nella propria abitazione a Roma il 22 febbraio di 32 anni fa.

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di Luca Sappino

Lo sapeva, Sergio Cofferati, che sarebbe finita così. Se gli chiedi se a dieci anni dalla piazza del Circo Massimo, dall’oceanica manifestazione in difesa dell’art. 18, Sergio Cofferati, allora segretario della Cgil e oggi europarlamentare del Partito Democratico, si sarebbe aspettato di dover tornare a difendere lo stesso identico punto, lui confessa: «l’avevo messo in conto. Perché era già all’epoca evidente che esisteva un’avversità ideologica ai diritti che erano maturati nel mondo del lavoro». Altro che  ”ce lo chiede l’Europa”, dunque. Altro che emergenza: era tutto già scritto. I referendum convocati dall’Italia dei Valori, per ripristinare l’art.18 e il contratto nazionale, a cui hanno aderito Nichi Vendola, la Federazione della sinistra, i Verdi e – ovviamente – la Fiom, «ci ricordano intanto che non è un caso se siamo arrivati a questo punto».

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di Vladimiro Giacchè

Nel dibattito politico italiano la tentazione di eludere il merito dei problemi fa premio su tutto il resto. Le reazioni all’appoggio del finanziere Davide Serra a Matteo Renzi non fanno eccezione. Ironizzare sulle società offshore di Serra era la cosa più semplice da fare. Sicuramente meno faticoso che entrare nel merito di ciò che Serra propone. A noi sembra invece che l’occasione di parlare di programmi non debba essere fatta cadere. Vediamo quindi cosa dicono Serra e Renzi. Di giusto e di sbagliato.
Problema del debito
Tra le cose giuste c’è un’analisi impietosa dell’evasione fiscale e del suo contributo al debito pubblico nel nostro paese.

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di Lorenzo Mauro

Sarà perché si mangia bene, o forse perché la chiamano la “piccola Venezia”. Sta di fatto che le elezioni comunali di Comacchio stanno assumendo un significato che va al di là della contesa per la poltrona di sindaco, anche perchè in molti hanno voluto farsi un giretto da queste parti. Bersani, Grillo, Serracchiani, solo per citarne alcuni, si sono presentati tra le Valli per richiamare al voto i propri elettori, e non è certo cosa da tutti i giorni.

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di Carlo Freccero

L’interesse dell’appello “Furto di informazione” pubblicato sul manifesto non sta tanto, come dice il Corriere della Sera di ieri , nell’ennesima contrapposizione tra neokeynesiani e neoliberisti, quanto nell’aver affrontato per la prima volta il problema a priori, fuori dal puro contesto economico. L’appello è firmato da economisti ma pone piuttosto un problema filosofico. Tra qualche anno il neoliberismo di oggi rischia di venir letto dagli storici come il paradosso di un’epoca che impiega tutte le sue risorse a distruggere il benessere economico guadagnato nel tempo. Da piccolo avevo un libro di favole intitolato “Il tulipano screziato”. La storia raccontava la bolla speculativa del mercato dei tulipani nell’Olanda del ‘600.

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di Vittorio Agnoletto

Tutto come da copione. Tutto era già scritto da molto tempo, fin da quel l’ormai lontano luglio 2001. I vertici della polizia non pagheranno mai per le violenze della scuola Diaz, sono intoccabili. Anzi chi ha partecipato a quella mattanza, chi non è intervenuto ad interrompere lo torture, chi ha ordinato quell’assalto, chi ha costruito prove false va ringraziato e promosso. E visto che le condanne in appello hanno toccato anche i più alti vertici delle forze dell’ordine gli imputati e i condannati hanno pensato bene di promuoversi a vicenda fra loro; poi ci ha pensato la politica con logica bipartisan a promuovere chi stava in cima alla piramide.

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