di Luca Fazio

Ha fatto già male, sta facendo addirittura malissimo. E forse il peggio deve ancora venire. Susanna Camusso, nonostante il suo ruolo la preservi dal chiacchiericcio della campagna elettorale, spara a zero contro l'ex primo ministro Mario Monti. E il suo, più che un saluto di fine anno o di fine legislatura, sembra quasi un arrivederci che sa di sfida, adesso che l'ex «tecnico» super partes - per quelli che avevano fatto finta di crederci - ha finalmemente gettato la maschera. Non le manda a dire il segretario generale della Cgil. In merito alle cose fatte (o non fatte), che simbolicamente stanno tutte nel minestrone indigeribile della legge di stabilità approvata ieri

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121128rivaIntervista a Donato Stefanelli di Gianmarco Leone
«Che il governo non pensi di risolvere la vicenda dell'Ilva di Taranto con un semplice decreto legge sull'applicazione dell'Autorizzazione integrata ambientale»: è forte e chiaro il messaggio che il segretario della Fiom Cgil di Taranto, Donato Stefanelli, invia all'esecutivo ed al ministro dell'Ambiente Corrado Clini, in vista dell'incontro di giovedì pomeriggio a Palazzo Chigi.
Perché quest'avviso, a poche ore da un incontro così importante?
I sindacati attendono ancora di ricevere da parte dell'azienda il piano industriale e finanziario per i prossimi anni: documento che è molto più importante di tante altre cose dette a sproposito negli ultimi giorni e che non va assolutamente confuso con il piano tecnico consegnato dall'azienda in merito all'applicazione delle prescrizioni presenti nel riesame dell'Aia.

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121010tobindi Pierluigi Sullo
Avere ragione troppo presto equivale ad avere torto. Ovvero: adesso che undici paesi dell'Unione europea (Italia inclusa, incredibile) hanno detto sì all'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, o Tobin Tax, molti di quelli che presero le manganellate a Genova, nel 2001, avrebbero motivo di dirsi: avevamo ragione noi.
È del 1997 l'editoriale di Ignacio Ramonet su Le Monde diplomatique, intitolato «Disarmare i mercati», grazie al quale si iniziò una campagna mondiale e fu fondata, in Francia e in decine di altri paesi, l'associazione Attac. Quella italiana raccolse all'inizio del decennio 180 mila firme per una legge di iniziativa popolare, la Svezia adottò una sua Tobin Tax e il Belgio, il Canada e altri decisero di vararla se la cosa si fosse diffusa.

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onu assembleadi Giuliana Sgrena
L'Assemblea generale mette al bando le escissioni genitali femminili L'Onu contro la pratica che ferisce 140 milioni di donne nel mondo
Una data da ricordare: il 20 dicembre 2012, l'Assemblea generale delle Nazioni unite ha adottato la risoluzione per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (Mgf). La risoluzione era stata depositata dal Gruppo dei paesi africani e sostenuta dai due terzi degli stati membri delle Nazioni unite.
L'evento è stato seguito in diretta da una sala del Partito radicale a Roma e accolto con commozione e entusiasmo dai presenti (in maggioranza donne, ma non solo). E soprattutto da Emma Bonino che con l'associazione Non c'è pace senza giustizia (Npsg), dal 2000, è stata una delle protagoniste della campagna per la messa al bando di una delle pratiche più crudeli inflitte al corpo della donna, fin da quando è bambina.

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landini 3Intervista a Maurizio Landini di Loris Campetti
«Non si esce dalla crisi aumentando l'orario e riducendo ancora l'occupazione. Cisl e Uil negano la democrazia»
Chiunque vincerà le elezioni dovrà continuare la strada imboccata da Monti. Questo è il diktat che giunge dal Quirinale e da palazzo Chigi. Maurizio Landini è di tutt'altro avviso: «Io penso l'opposto, perché le politiche di Monti non ci hanno portato fuori dalla crisi economica e hanno aggravato la crisi sociale. Se non si mettono in discussione le cause che hanno prodotto la crisi, non c'è via d'uscita, solo macelleria sociale. Bisogna invece difendere il lavoro e costruirne di nuovo, dentro un diverso modello di sviluppo rispettoso dell'ambiente e dei diritti. Per questo serve una politica industriale mirata, investimenti pubblici e privati, ricerca e innovazione. I soldi vanno cercati dove sono, colpendo i redditi più alti e la rendita e non tagliando sulla scuola, la cultura e la sanità. Servono politiche finalizzate a cancellare diseguaglianze, discriminazioni ed esclusione dal lavoro di intere generazioni di giovani». Col segretario generale della Fiom parliamo di lavoro, contratti e politica.

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121030barcellonaIntervista a Pietro Barcellona di Chiara Ricci
Non ci sono più i poli e il vincitore dovrà navigare a vista. La crisi economica ha fatto il deserto
Pietro Barcellona è un intellettuale di rilievo nella storia della sinistra italiana. E' docente universitario all'Università di Catania, ha diretto l'Istituto Gramsci ed è stato parlamentare del Pci negli anni 70, ai tempi di Enrico Berlinguer. Alla vigilia delle elezioni regionali siciliane, in più di una occasione aveva pubblicamente fatto notare che il dato più significativo del voto sarebbe stato l'astensione.

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121130airaudoIntervista a Giorgio Airaudo di Antonio Sciotto
Airaudo (Fiom): adesso che abbiamo gli operai dentro, ci spettano otto Rsa Secondo la Cgil, una sentenza già emessa a Torino dà diritto alla rappresentanza anche a chi non ha firmato i contratti. Ma il Lingotto si appella allo Statuto dei lavoratori
«La Fiat seguita ad avere un atteggiamento ostruzionistico rispetto all'applicazione delle sentenze, ma noi siamo intenzionati a esercitare il nostro diritto di avere le Rsa a Pomigliano». Il segretario nazionale Fiom Giorgio Airaudo contesta la decisione del Lingotto di non voler riconoscere gli 8 rappresentanti che la Fiom ha nominato subito dopo l'assunzione dei 19 operai reintegrati a Pomigliano.

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fiat melfidi Antonio Sciotto
Per il sindacato guidato da Landini l'azienda e i firmatari del contratto sono pronti ad accettare tagli e salari individuali.
Le rassicurazioni di Sergio Marchionne da Detroit, l'acqua sul fuoco gettata da Cisl e Uil sono serviti a poco: alla Fiat la tensione è sempre più vicina ai livelli di guardia, e dall'annuncio della cassa integrazione a Melfi è stato un precipitare di paure e domande: che fine faranno gli stabilimenti italiani? Non è che la cassa verrà utilizzata per licenziare? Il sospetto, pressante, è stato messo ieri nero su bianco da Michele De Palma, responsabile Fiom per l'auto, che in una nota molto articolata ha dato corpo ai timori delle tute blu: «Il nuovo piano Fabbrica Italia prevede licenziamenti e cancellazione dei minimi», spiega il responsabile Fiom, «con l'accettazione di Fim, Uilm, Fismic e Uglm».

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121012rodotaIntervista a Stefano Rodotà di Luca Telese
«Questi due referendum non hanno un valore simbolico. Sono l’unico modo per riscrivere l’agenda della politica costringendola ad occuparsi dei diritti. Sono un modo per impedire la cosa più grave che sta accadendo: la privatizzazione del diritto del lavoro». Incontro Stefano Rodotà nelle bellissime stanzette della Fondazione Lelio Basso. Rodotà è una specie di Onlus democratica. Saluta gli studenti che frequentano la biblioteca dell’istituto, organizza convegni e semi- nari, entra ed esce dalle scuole («Ho incontrato 10mila studenti», licenzia il suo ultimo libro (Il diritto di avere diritti, splendida frase di Calamandrei, esce a novembre per Laterza) cerca fondi per salvare questo tempio della cultura democratica: «Stanno tagliando tutto, tutto! Ci servono 40mila euro per le riviste e ancora non so dove trovarli».
Professor Rodotà, ancora una volta lei è padre e animatore di una battaglia referendaria.

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