Questo è quanto accaduto il 22 febbraio a Camogli, perla del Golfo Paradiso nel Levante ligure, l’esatta fotografia di quanto avviene quando l'incuria del territorio diventa regola e la cura una superficiale routine, come denunciamo da anni come Rifondazione Comunista.

La Liguria è un territorio estremamente fragile che necessita di interventi straordinari finalizzati alla salvaguardia dell'ambiente e dei suoi parchi naturali e di ragionare su lungo termine e non per singole emergenze.

La giunta regionale ligure si muove in tutt'altra direzione, ricordiamo che sotto la legislatura del presidente Giovanni Toti é stata promulgata la legge di "riordino delle aree protette", che ha tolto ettari ai parchi naturali e ha in buona parte eliminato le aree cuscinetto, al punto che è dovuto intervenire il ministero dell'ambiente per bloccare tale scempio.

Così come il tentativo dello smantellamento del Parco naturale Monte Marcello-Magra-Vara, un territorio molto delicato sia dal punto di vista ambientale che faunistico. Infine, in spregio alle più elementari norme di tutela e di sicurezza del territorio, alla fine di dicembre 2020 un nuovo tentativo, attraverso la legge di bilancio ligure, di modifica dei confini delle aree protette.

Per evitare quanto successo a Camogli e nelle altre località liguri che giornalmente sono soggette a frane e smottamenti con il conseguente disagio per gli abitanti di quelle zone e di quelle limitrofe, pensiamo sia estremamente urgente intervenire massicciamente ad una completa messa in sicurezza del territorio e non più dei semplici ritocchi di facciata. Negli ultimi 70 anni in Italia si sono registrate oltre 10.000 vittime per fenomeni idrogeologici e sismici, con danni economici per circa 290 miliardi di euro.

Il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale, che è del 2019, prevede risorse per soli 315 milioni di euro destinati a 263 progetti esecutivi “tutti caratterizzati da urgenza e indifferibilità, mentre vanno finanziati progetti integrati di riduzione del rischio idrogeologico e volti alla rinaturalizzazione e al ripristino degli ecosistemi per favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici, smettendo di sprecare soldi pubblici.

Negli ultimi decenni il dissesto ci è costato l’equivalente di oltre 50 miliardi e l’Italia è meno sicura di prima. Servono politiche di ampio raggio, che intervengano su tutto il ciclo del rischio, rilanciando la pianificazione di bacino per contrastare il rischio idrogeologico e in particolare le alluvioni, come previsto dalla Direttiva 2007/60/CE, uscendo dalla logica emergenziale che caratterizza ancora le politiche in questo campo.

Elena Mazzoni, responsabile ambiente Rifondazione
Mario Pistillo, segretario federazione del Tigullio Golfo Paradiso

"Un anno e poi vado, voglio lasciare a chi verrà una macchina capace di gestire soldi", questa è l'idea della transizione ecologica che ha il neo ministro Cingolani, e per metterla in pratica al meglio si circonda dello staff "idoneo".
Roberto Cerreto, il renziano che riscrisse l'emendamento sui giacimenti di Tempa Rossa, il discusso giacimento petrolifero della Total Oil oggetto di varie vicende giudiziarie, chiesto dalle compagnie petrolifere per aggirare le resistenze della Regione Puglia e centro del caso che portò alle dimissioni dell'allora ministra dello Sviluppo Federica Guidi, capo del gabinetto.
Il vice di Cingolani invece sarà l’avvocato Marco Ravazzolo, responsabile Ambiente di Confindustria.

Insomma, l'ambiente in mano a chi lo devasta mentre la transizione ecologica ci pone di fronte alla necessità di ripensare le politiche industriali, economiche e fiscali, l’energia, la salute pubblica, la gestione delle città, l’agricoltura, i trasporti, la gestione e la tutela del territorio, la ricerca scientifica, la difesa e la valorizzazione della risorsa idrica e perfino la politica estera.
Invece Draghi chiama a gestire la transizione chi ha negato, minimizzato o causato, l'entità e l'impatto della crisi che oggi siamo chiamati ad affrontare.

Elena Mazzoni, responsabile Ambiente Rifondazione

ambiente21

Abbiamo immediatamente denunciato che il Ministero della Transizione Ecologica era una poco credibile trovata copiata da Macron il cui governo è stato persino condannato da un tribunale per non aver ridotto emissioni.
Poi che le posizioni del ministro nominato da Draghi erano inquietanti e contraddittorie.
Oggi leggiamo una presa di posizione di Greenpeace che conferma le nostre valutazioni:
"Sembrava una buona notizia, ma la partenza non è altrettanto buona.
Il neoministro per la Transizione Ecologica Cingolani, solo un anno fa, dichiarava in un'intervista per la rivista del colosso energetico italiano Eni che il solare costa troppo e che il gas è il male minore per il nostro Paese.

Se quello che il nuovo governo ha in mente per transizione ecologica è solo una pennellata di verde al Recovery Plan, non resteremo in silenzio.

"Il mondo della grande finanza, da cui Mario Draghi e altri esponenti di punta del nuovo governo provengono, ha molte responsabilità per la crisi climatica in corso".

Ci fa piacere che Greenpeace ci dia ragione. Triste che invece da ambienti di ambientalismo di Palazzo si sia dato credito a Draghi.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Elena Mazzoni, responsabile ambiente
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Letteratura e ecologia

OGGETTO: CIRCOLARE CNAPI E DEPOSITO NAZIONALE

Care Compagne e cari Compagni,

questa comunicazione è integrativa a quanto già inviato sulla vicenda CNAPI-deposito nazionale scorie nucleari.

Innanzitutto comunichiamo che, ritenendo assolutamente irrinunciabile una consultazione democratica reale ed accessibile, abbiamo aderito alla lettera redatta dal Coordinamento Antinucleare contro l'Energia padrona, che lavora a livello nazionale sulla questione da anni e che è stato protagonista del vittorioso referendum di 10 anni fa sul NO al nucleare si è speso con generosità a livello nazionale.
In allegato trovate la lettera a cui abbiamo aderito, rivolta alle associazioni, ai comitati e ai movimenti, e quella da inviare ai presidenti del Consiglio, di Camera e Senato ed ai ministri competenti, di cui, ovviamente, nel frattempo la crisi di governo ha variato i nominativi...

Le richieste contenute nella lettera aderiscono a ciò che noi sosteniamo: la promozione di una consultazione democratica reale; la corretta informazione dei cittadini; la gestione affidata ad un soggetto pubblico indipendente ed imparziale e la possibilità di valutare ipotesi alternative al deposito unico nazionale, e farlo magari sul terreno di scontro e confronto politico europeo.

In allegato troverete anche l'ordine del giorno elaborato dal compagno Dmitrij Palagi sulla bozza della precedente circolare e presentato in consiglio comunale a Firenze, e che proponiamo di presentare in tutti i consigli in cui siamo presenti.

In allegato anche un dossier di documentazione integrativo e l'audizione dell'esperto Godi avvenuta nel consiglio regionale del Piemonte.
Considerata la rilevanza nazionale della questione, dopo una serie di incontri e confronti con tecnici ed esperti, vorremmo organizzare un confronto che veda la partecipazione dei compagni e delle compagne dai territori interessati

Vi invitiamo quindi a segnalare la propria disponibilità contattando la compagna responsabile Ambiente al 3281312595.

Vi chiediamo, infine, di darci nei prossimi giorni informazioni sugli ODG e/o RISOLUZIONI presentate nei consigli comunali (e delle successive approvazioni) scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando al 334-6603135.

Affettuosi saluti comunisti

Elena Mazzoni, segreteria nazionale, responsabile Ambiente PRC-SE
Dmitrij Palagi, segreteria nazionale, responsabile Area Cultura e Formazione PRC-SE
Raffaele Tecce, responsabile Enti Locali PRC-SE

La Senatrice Paola Nugnes – in collaborazione con la federazione provinciale di Sassari e gli organismi dirigenti nazionali del Partito della Rifondazione Comunista – nella giornata di ieri ha depositato un’interrogazione al Ministro per i Beni e le Attività culturali sul "nuovo piano casa".

"Dopo il successo di "Un futuro color mattone", la bella iniziativa organizzata dalla Federazione di Sassari, proprio sul piano casa, e che ha visto i preziosi interventi di Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di Intervento Giuridico e dell’architetto Sandro Roggio, abbiamo deciso di alzare il livello del nostro impegno in opposizione a questo deleterio provvedimento, lavorando ad un’interrogazione che ne evidenzia tutti i punti di criticità - spiega la responsabile nazionale ambiente di Rifondazione, Elena Mazzoni - La Sardegna ha bisogno di infrastrutture e misure a sostegno del paesaggio e non dell’ennesima colata di cemento".

L’interrogazione della Senatrice Nugnes sottolinea che il piano casa sarebbe stato approvato in violazione del principio di co-pianificazione obbligatoria dei beni paesaggistici, previsto dal Codice preposto e degli artt. 9, 117 e 118 della Costituzione.

"Con questa normativa si aggirano divieti previsti da sempre dal Codice Urbani e dal Piano paesaggistico regionale, si autorizzano ampliamenti di residenze a partire da 301 metri dalla costa e si concede l'abitabilità di mansarde e seminterrati, mascherando il tutto da misura a sostegno del turismo, dimenticando che il turismo si sostiene con infrastrutture, trasporti, economia circolare e non con concessioni edilizie" - dichiara Nicolino Camboni, segretario della Federazione di Sassari.

*Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente Rifondazione
Nicolino Camboni, segretario provinciale federazione di Sassari

Qui il testo dell'interrogazione

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