kurdedi Paolo Ferrero e Ramon Mantovani
L’efferato assassinio delle tre militanti kurde a Parigi è l’ennesimo crimine teso ad impedire la soluzione politica del conflitto nel Kurdistan nello stato della Turchia.
Da diversi giorni era in corso una trattativa riservata del governo turco con il Presidente Abdullah Ocalan e, come in almeno altre tre occasioni negli ultimi dieci anni, una parte dei militari e dei partiti nazionalisti turchi, con la complicità politica e probabilmente materiale di servizi d’intelligenza di paesi della NATO, non hanno esitato ad utilizzare metodi terroristici per impedire qualsiasi negoziato che porti al riconoscimento dei diritti elementari del popolo kurdo, alla fine del conflitto armato e alla liberazione di Ocalan.

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albadoratadi Argiris Panagopoulos
Domenica pomeriggio il deputato di Syriza Dimitris Stratoulis è stato aggredito allo stadio Olimpico di Atene da tre persone appartenenti, per loro stessa ammissione, al partito filo-nazista greco Alba Dorata, durante l'intervallo del match della sua squadra del cuore, l'Aek. I tre sono riusciti a scappare quando i tifosi sono interventi in soccorso di Stratoulis, insieme a loro si è attivato un movimento di solidarietà per il deputato di Syriza, cui hanno aderito tutti i partiti democratici, che condanna i ripetuti attacchi fascisti cui sono sottoposti quotidianamente soprattutto immigrati e profughi.
Alba Dorata si sente così protetta da attaccare anche i deputati di sinistra come lei?
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a ripetuti attacchi contro gli immigrati tra l'indifferenza se non con la complicità della polizia. Abbiamo detto fin dall'inizio che ogni aggressione contro gli immigrati è un'aggressione contro noi stessi. Sembra che oggi sia arrivato questo momento. Aspettiamo giustizia.

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kahrTraduzione a cura di Marx21.it
I comunisti austriaci hanno ottenuto circa il 20% alle elezioni comunali della cttà di Graz, la seconda città del paese. Un'occasione per Solidaire (il giornale del Partito del Lavoro del Belgio, ndt) di intervistare la dirigente comunista locale, Elke Kahr, soprannominata anche la “ribelle rossa di Graz”.
Come spiegare questo successo elettorale?
Elke Kahr. Ciò che è apprezzato dalla gente è che noi ci poniamo degli obiettivi realizzabili e non facciamo promesse che non possiamo mantenere. Nel suo lavoro al consiglio comunale durante gli ultimi anni, il Partito Comunista Austriaco (KPÖ) si è concentrato in particolare sul problema degli alloggi ed è riuscito ad ottenere una certa influenza in questo settore. Noi abbiamo installato una linea telefonica per le chiamate d'urgenza offrendo consigli e sostegno ai locatari che devono affrontare difficoltà.

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121015ptb biancoAlle elezioni amministrative del Belgio la grande novità è l'importante crescita dei marxisti-leninisti del Partito del Lavoro del Belgio (PTB). Partito di antico orientamente maoista, il PTB è a tutt'oggi un'organizzazione politica rivoluzionaria, coerente e sempre più di massa, capace di dare risposte politiche concrete ai cittadini e ai lavoratori colpiti dalla crisi economica e dalle misure di austerità di Bruxelles.
Purtroppo i media internazionali evitano di ammetterlo, ma ciò non toglie che i risultati dei compagni del PTB belga sono eclatanti: 8% a Genk; 13,9% a Herstal; 6,5% a Liegi; 14% a Seraing, 6% a Flémalle, 22% a Zelzate, 9% ad Anversa, 10% a Deurne, 16% a Hoboken, 3,7% a Charleroi, ecc.

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di Maria R. Calderoni

A Obama piacciono i droni. Da autentico Premio Nobel per la Pace, dal 2009, primo anno della sua prima elezione, le operazioni dei diabolici aerei senza pilota sono aumentate a volontà. Non scandalizziamoci quindi se all'indomani dell'omicidio che, tramite missile mirato, ha abbattuto il capo Hamas Almed al Sabari innescando l'ennesimo conflitto tra Israele e Palestina, abbia tranquillamente dichiarato che <Israele ha il diritto di difendersi>.

Secondo Nick Turse, giornalista e storico americano studioso della materia, sotto la presidenza Obama gli Usa hanno conseguito il primato assoluto dei droni in campo mondiale; tanto che oggi <un aereo militare su tre è un drone>

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di Vladimiro Giacchè

“Soldati pagati con la stessa moneta non si sparano tra di loro”: con questo titolo la Frankfurter Allgemeine Zeitung salutava l’avvio della moneta unica, il 31 dicembre 2001. Il Die Zeit in edicola oggi è diverso: “Il mondo intero vuole i nostri soldi”. Non sono passati neanche dodici anni, ma questi due titoli misurano la distanza tra il sogno dell’integrazione europea e l’incubo che oggi incombe sul continente: quello

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8bolivia

da globalist.it
La scarsa simpatia delle destre americane per Evo Morales, il presidente indio della Bolivia, giustifica l'allarme golpe. La polizia, che nega intenti golpisti, è scesa in sciopero, richiedendo paghe più alte, la retribuzione media di 150/200 dollari mensili non basta più. E non basta neanche la proposta governativa di un aumento del 7%. Ma l'azione contro la centrale dell'intelligence boliviana, dove i poliziotti hanno distrutto tutto, a cominciare dai computer per arrivare all'archivio, sembra dare ragione al governo di sinistra del presidente eletto Evo Morales.

I poliziotti hanno occupato caserme e uffici pubblici a La Paz, capitale del Paese, Cochabamba, seconda città boliviana, come in altri centri strategici. La situazione sembra gravissima e la memoria non può non andare a tempi non certo lontani, quando in Bolivia c'erano i filo-americani, e il presidente sconfitto nelle urne scappò come un Ben Ali latino americano, con casse di documenti e lingotti d'oro stipati nel bagagliaio di un aereo messo a sua disposizione dagli statunitensi.

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pame_corteo1

di Laura Eudati
Gli europei si ribellano, e fanno bene. Così il premio Nobel per l’economia Paul Krugman commenta i risultati delle elezioni in Francia e in Grecia sulle colonne del New York Times. Krugman da tempo critica ferocemente l’austerity decisa dall’asse Merkel-Sarkozy, affermando con convinzione che i tagli portano soltanto alla recessione. Oggi torna a ripeterlo. Ecco la sua analisi, tradotta in italiano.

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bauendi Roberto Musacchio
Al centro di Buenos Aires c’è il BAUEN, un albergo che è un simbolo, anzi un doppio simbolo. Era l’albergo del regime, inaugurato nel 1978, in piena dittatura militare, per i Mondiali di calcio. Ora, da dieci anni, è una delle esperienze più particolari delle “ recuperate “, cioè quelle fabbriche e quelle imprese che, “ abbandonate “ dai loro padroni, sono state occupate dai lavoratori e dalle lavoratrici e vengono sostanzialmente autogestite. Il BAUEN è una impresa quanto mai particolare, essendo un grande albergo di quasi una ventina di piani.
 A lavorarci adesso sono in 150 persone, molte di più della ventina iniziale che diede il via alla lotta. La storia dell’albergo si intreccia con quella di questi anni della Argentina, compresi i complessi connubi di interessi speculativi tra regime ed impresari.

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