di Alberto Lucarelli

In nome della crescita europea l’Italia sacrifica il suo fondamento costituzionale: approvando, senza dibattito e in via definitiva il disegno di legge di ratifica del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria (il cosiddetto fiscal compact), la Camera ha spostato la sovranità dal popolo (come recita l’art. 1 della Costituzione) alla burocrazia europea. In pratica, il voto impone all’Italia di tagliare per 20 anni 45 miliardi di debito pubblico all’anno: solo per dare un’idea della dimensione della scure Ue, a confronto la spending review cancella spese per un di 29 miliardi in tre anni.

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di Micaela Bongi

La par condicio sotto l'albero di Natale è una novità di questa campagna elettorale, che cade singolarmente in inverno. Le polemiche perché Silvio Berlusconi imperversa in quasi tutte le trasmissioni radio-tv sono ormai una tradizione della quale nemmeno stavolta si riesce a fare a meno. L'ultimo Silvio-show - ieri, 28 minuti a Unomattina - ha costretto sia il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi che il presidente della commissione di vigilanza Sergio Zavoli a intervenire. Con tanto di bacchettate ai direttori di reti e testate della tv pubblica, troppo accondiscendenti nei confronti di Sua emittenza.

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di Alberto Burgio

«Ineccepibile» Joseph Halevi considera l'intervista rilasciata da Mario Monti allo Spiegel, che ha messo a soqquadro la politica tedesca ed europea per alcune dichiarazioni ritenute avventate o minacciose sul piano politico, oltre che sul terreno economico-finanziario. Le ragioni esposte da Halevi sono, a loro volta, inoppugnabili. Il punto è che riguardano solo un aspetto del problema. Per l'altro - non meno rilevante - l'intervista pare a me, invece, sciagurata. E sintomatica di un deficit di cultura democratica - meglio: di cultura tout court e di sensibilità democratica - che la dice lunga sul personaggio e sul governo che egli a buon diritto presiede. Dire che i governi dovrebbero «educare» i parlamenti è in generale sbagliato, e tradisce una concezione della politica incompatibile con i principi fondamentali del costituzionalismo democratico.

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di Piergiorgio Alleva

L'odiosità della rappresaglia che la Fiat di Marchionne ha annunziato rispetto alla meritatissima (e vergognosa) condanna per discriminazione antisindacale pronunziata nei suoi confronti, prima dal Tribunale e poi dalla Corte d'Appello di Roma, è stata percepita e stigmatizzata da tutti gli osservatori, senza distinzione, si può dire, di colore politico o orientamento ideologico. Addirittura membri autorevoli del governo hanno sentito il bisogno di prendere le distanze da un modo di comportarsi - e, a questo punto, anche di pensare - tanto estraneo ad elementari

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di PRC Palermo

Rifondazione Comunista, parte civile nel processo sulla trattativa tra stato e mafia, manifesta tutto il proprio sostegno ad Ingroia ed ai magistrati impegnati in questa difficile inchiesta.

Le dodici pagine ben dettagliate pubblicate da "la Repubblica" su i retroscena della cattura di Totò Riina sembrano essere scritte da un uomo dell'arma dei carabinieri che partecipò in prima persona alla cattura del boss di cosa nostra. Ne esce fuori un'altra storia che racconta, a differenza della versione ufficiale, che l'archivio del capomafia di Corleone fu immediatamente requisito e trasferito in una caserma dei carabinieri. Nel racconto dell'anonimo, ricco di particolari

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di Paolo Ferrero

Famiglia Cristiana ha completamente ragione quando, riferendosi al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini parla di "applausi solo al potere" e di "forte contrasto con la realtà". In realtà oggi la società si divide tra chi la guarda con gli occhi dellì'uomo della strada e chi la guarda dall'alto dei palazzi delle banche o del pirellone.
E' del tutto evidente che la crisi per questi non è forse mai cominciata anzi ci hanno guadagnato mentre le misure prese per "combattere" la crisi stanno aggravando pesantemente le condizioni di vita di milioni di persone.

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di Salvatore Borsellino

Ho appena ascoltato la diretta di Antonio Ingroia. Ha chiesto il sostegno del nostro movimento, il movimento delle Agende Rosse. Ho sempre sostenuto che il nostro movimento non debba partecipare direttamente alle competizioni politiche, ma qui non si tratta più di una competizione politica, qui stiamo per affrontare la battaglia finale di una guerra. Da una parte c'è chi con la mafia vuole convivere, tra chi con l'antistato ha condotto trattative e su di esse ha mantenuto uno scellerato silenzio lungo venti anni. Dall'altra parte c'è chi con la criminalità organizzata, con questo cancro che continua a corrodere il nostro paese, vuole seguire la strada di quegli uomini che hanno dedicato la loro vita a questa lotta.

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di red.

Ieri sabato 3 novembre si è tenuta la riunione del Consiglio della Federazione della Sinistra, per discutere della situazione politica alla luce del recente risultato elettorale siciliano e nel contesto delle recenti polemiche che hanno coinvolto alcune delle forze che si oppongono al governo Monti. Ma soprattutto la riunione ha messo a stringente confronto le diversificate opzioni di linea politica emerse nell’ambito della stessa Federazione e già comparse sugli organi di stampa, concernenti l’atteggiamento da tenersi nei confronti del centro-sinistra, in particolare del Partito Democratico, e le scelte di schieramento da attuarsi in vista delle imminenti elezioni politiche.

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di Matteo Pucciarelli

Al di là della retorica del «se fossimo un Paese civile», qui si tratta dell’abc. Se il ministro della Giustizia non sa quel che avviene nei locali del “proprio” ministero – come ella sostiene – dovrebbe ammettere di non esser stata capace di controllare; e se non sei capace di vigilare sul “tuo” allora molto semplicemente ti dimetti perché non sei all’altezza. Si sa che la cultura delle dimissioni e dell’assunzione di responsabilità in Italia non è mai andata molto di moda. Piaceva e piace molto l’autoassolutismo, come anche la rivendicazione dal guarda-come-sono-figo-me-ne-frego-e-vado-avanti e più-faccio-schifo-e-più-resto.

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