ambiente9di Collettivo InApnea -

Sono passati 22 anni dal giorno della morte di Nicola Lovecchio.

É passato il tempo sufficiente a cambiare il mondo e le sue dinamiche.

Da quel 9 Aprile 1997 ad oggi una serie di stravolgimenti ha mutato in maniera radicale la nostra società, i suoi ritmi e le sue esigenze. Abbiamo attraversato il confine del nuovo millennio con la convinzione che ci saremmo buttati alle spalle l'incubo dell’Enichem e forse, più in generale, quell'insostenibile divisione e sfiducia che aveva creato nella comunità Manfredoniana il modello industriale.
Avremmo successivamente scoperto che Manfredonia non aveva ancora esaurito il suo ruolo di vittima sacrificale dell'industria.

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Allo stato attuale nè le SpA a totale capitale pubblico nè le Aziende speciali che gestiscono il SII sono assoggettate al patto di stabilità interno, che riguarda gli Enti Locali.

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di Daniela Preziosi

«Inizia un percorso». Gli organizzatori si raccomandano di non scrivere molto più di questo. Perché l'appuntamento di oggi a Firenze, la «partenza» del «non partito» - lanciato dal manifesto per i beni comuni e per «un'altra politica nelle forme e nelle passioni» il 29 marzo scorso, e di cui si è discusso, e anche parecchio, sulle pagine del manifesto e sulla rete - è una vera partenza al buio.

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lrz raccoltafirme home

Parte domenica 14 aprile in tutta Italia la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare "Rifiuti Zero"

 

Le finalità generali del  presente disegno di legge di iniziativa popolare si fondano sulle seguenti linee direttrici:

  1. far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta
  2. rispettare gli indirizzi della Carta di Ottawa, 1986
  3. rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili a inadeguate modalità di gestione dei rifiuti
  4. assicurare l'informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti
  5. riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000;
  6. recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE
  7. recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali

Per perseguire le suddette finalità, il presente progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a:

  1. Promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo
  2. spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo
  3. contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali
  4. ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l'incenerimento
  5. Sancire il principio “chi inquina paga” prevedendo la responsabilità civile e penale  per il reato di danno ambientale
  6. Dettare le norme che regolano l'accesso dei cittadini all'informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti

 

Sul sito www.leggerifiutizero.it   è possibile consultare e scaricare il testo integrale della proposta di legge nonché materiali informativi e indicazioni per i banchetti di raccolta firme

Nel 2019, le rilevazioni dell’INPE (l’Istituto nazionale di ricerca spaziale brasiliano) raccontano un’accelerazione degli incendi, +79% rispetto allo stesso periodo del 2018.
In un contesto generale in cui, secondo la Global Forest Watch, il mondo ha perso, sempre nel 2018, più di 12 milioni di ettari di copertura arborea, 3,6 milioni dei quali costituiti da foresta pluviale.

Quali spinte economiche si trovano alle spalle di questo fenomeno?
Chi effettivamente ha interesse a proseguire in una deforestazione che avanza a ritmi vertiginosi, e non solo nel continente sudamericano?

Dalla politica di Bolsonaro carburante per gli incendi.
Una parte della risposta si trova innanzitutto nelle potentissime lobby dell’agribusiness che hanno consentito l’elezione dell’attuale presidente del Brasile Jair Bolsonaro, e continuano a sostenerlo. E così il neopresidente, che già in campagna elettorale parlava dell’Amazzonia verde come di un’ostacolo allo sviluppo, ha licenziato il presidente dell’INPE, Ricardo Galvao, per aver diffuso dati sgraditi sull’escalation della deforestazione.

Inoltre ha tagliato il 24% il budget discrezionale dell’agenzia ambientale IBAMA (Brazilian Institute of the Environment and Renewable Natural Resources) e togliendo la scorta di polizia ai suoi ispettori inviati sul territorio per verificare gli abusi. Risultato? Secondo un’analisi del «New York Times» su documenti pubblici, nei primi 6 mesi del 2019 l’agenzia ha ridotto del 20% le “azioni di contrasto intese a scoraggiare la deforestazione illegale, come multe o sequestro di attrezzature”.

Inoltre la deforestazione illegale prospera per i nostri stili di consumo, di cui l’attuale filiera del cibo si nutre, promuovendoli a sua volta per alimentare il profitto delle grandi multinazionali.

Che sia per ricavare olio di palma e mangimi, o per allevare bestiame, la domanda di nuove estensioni di terra cresce e la distruzione per ingrandire e rinnovare pascoli e piantagioni è funzionale al business delle grandi multinazionali: JBS, Bunge, Cargill, Stop & Shop, Costco, McDonald’s, Walmart e Sysco.

Una recente inchiesta, https://stories.mightyearth.org/amazonfires/index.html,
ha mostrato la vicinanza tra le zone più colpite dai roghi e la dislocazione delle infrastrutture necessarie alla filiera della carne e alle vie di comunicazione legate al trasporto della soia e dei suoi derivati.

gc amazzonia

di Nando Mainardi

Venerdì scorso, al campo sportivo di Fossoli, frazione di Carpi, si è tenuta una riunione “straordinaria” e congiunta del Comitato Politico Regionale del Prc emiliano-romagnolo e del Comitato Politico Federale modenese sul terremoto. Infatti, anche se i riflettori dei giornali e delle tivù si stanno spegnendo, siamo ancora nel pieno dell’emergenza: ad oggi, circa diecimila persone rimaste senza un tetto alloggiano e dormono assistite dalla Protezione Civile. E altre cinque, seimila si stanno arrangiando in campi spontanei o comunque hanno trovato soluzioni per conto proprio, poggiando su reti parentali e amicali.

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ripopmontagnadi Rifondazione Comunista - Segreteria regionale Fvg -

La recente proposta lanciata da don Pierluigi Di Piazza di ripopolare la montagna friulana prendendo ad esempio il modello Riace è una suggestione che merita di essere considerata.

Noi siamo per il meticciato, perché crediamo che sia il sale dell’umanità e perché pensiamo che sia l’unico futuro possibile.

Ma accogliere la proposta di don Di Piazza significa anche entrare nel merito, discuterla, ampliarla, individuarne i punti di forza e i punti deboli, aprire un ragionamento collettivo che la possa inserire in un quadro organico.

Rifarsi al modello Riace significa comprendere che esso è stato costruito attraverso il coraggio esemplare di un sindaco e della sua giunta che hanno ritenuto di procedere al ripopolamento del loro comune accogliendo e stabilizzando migranti in assoluta controtendenza rispetto agli stessi assetti istituzionali e spingendosi talvolta a forzare la stessa legalità.

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pfas30di Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente PRC, candidata alle elezioni europee nella lista LA SINISTRA, circoscrizione nord est -

Le sostanze perfluoroalchiliche, cancerogene di tipo B, usate come impermeabilizzanti per tessuti e pentole, che in Veneto hanno contaminato le acque fra le province di Vicenza, Padova e Verona, creando un’emergenza ambientale che riguarda più di 350mila persone, sono una famiglia di composti chimici usati prevalentemente dall'industria.
I fiumi e l’acqua potabile di molti comuni sono inquinati da questi composti che possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale.

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Pfas La Giunta regionale leghista si è caratterizzata da sempre per immobilismo e sudditanza nei confronti della Miteni, multinazionale criminale che, con i Pfas, ha inquinato il territorio mettendo in pericolo la salute di centinaia di migliaia di persone. Ora Zaia e Co., con la richiesta di ammissione al passivo per 4,8 milioni di Euro, offendono e prendono in giro i cittadini veneti.

La Lega non ha fatto nulla negli anni al fine di contrastare l’attività della Miteni. Si è dimostrata incurante del problema, anche di fronte alle prese di posizione nette dei vari soggetti che hanno certificato, scientificamente, la situazione di inquinamento e di pericolo sanitario.

Il conto l’hanno pagato gli abitanti delle zone inquinate, che hanno visto la salute propria e dei propri figli messa a repentaglio. Zaia non ha pagato alcun conto e non ha titolo morale e politico per chiedere alcunché. La Giunta regionale ha bivaccato sui propri scranni come fa sempre, favorendo lo sfruttamento del territorio veneto da parte delle multinazionali e degli interessi privati.

Delle due l’una: o questa richiesta di indennizzo è un espediente qualunque per rimpinguare le casse scialacquate della Regione, scendendo furbescamente dal carro del potente decaduto; o, più probabilmente, si tratta della consueta demagogia, del far finta di battere i pugni sul tavolo quando oramai, visto il fallimento di Miteni, è palesemente inefficace e non disturba più il potere economico.

Rifondazione Comunista ritiene necessario un cambiamento radicale del modello di sviluppo in Veneto, che veda il rispetto e la difesa dell’ambiente e del territorio come basi fondanti; continua a sostenere i cittadini ed i comitati No Pfas in questa importante vertenza a difesa della salute e dell’ambiente, così come si schiera da sempre al fianco delle lotte ambientali in Veneto.

Elena Mazzoni - Resp. nazionale Ambiente PRC - SE
Gabriele Zanella - Resp. regionale Ambiente PRC - SE
Paolo Benvegnù - Segr. regionale PRC - SE

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